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Per fortuna ci sono gli Americani!

Per fortuna ci sono gli Americani!

Prologo
Un gruppo di terroristi islamici pronto a colpire Parigi. L’intervento di un gruppo di supereroi che sventolano bandiera a stelle e strisce. Risultato? I terroristi tutti morti, Parigi e le sue bellezze rase al suolo e gli americani che festeggiano gioiosi il ritorno della libertà.

Il paradosso è sempre evidente e Trey Parker e Matt Stone si divertono a mettere alla berlina la società americana, con un meccanismo che spesso viene utilizzato dalla satira. I protagonisti sono una banda di decerebrati mossi come burattini (in tutti i sensi) da fascistelli senza pietà. L’opposizione dei democratici (Michael Moore nei panni di talebano è meraviglioso) è strenua ma idiota, comandata da un gruppo di attori (Alec Baldwin, George Clooney, Susan Sarandon, Tim Robbins e Sean Penn) che pur di contrastare il governo si alleano con il terribile dittatore coreano Kim Jong II, che ambisce a creare un regno di terrore su tutto il mondo.

Team America conferma lo stile politicamente (molto) scorretto degli autori del celebre South Park, ma non ne conferma le qualità al 100%. La scelta di utilizzare la tecnica delle marionette appare alquanto misteriosa, sebbene il mito dei Thunderbirds sia ancora vivo, e si tratta di una tecnica obsoleta e ricca di limiti. La metafora del pupazzo mosso dai fili tirati da qualcuno posto più in alto suona così un po’ troppo semplice. Ciò che sembra mancare in Team America è l’ispirazione acida e cinica che ha caratterizzato i lavori precedenti della coppia Parker / Stone (vedi il film South Park – South Park: Bigger Longer & Uncut, 1999). Si ride molto, ma a sprazzi, ed è geniale la teoria finale che divide l’umanità in tre categorie (ricordate i quaqquaraquà? Beh, qualcosa del genere ma irriportabile su queste righe).

La satira alla rovescia (per cui i buoni vengono presentati come cattivi e viceversa) è un’arma che può diventare a doppio taglio. Spesso non è chiaro quale sia il pubblico a cui vuole riferirsi e diventa difficile cogliere il vero significato di ciò a cui gli autori vogliono alludere. Peccato perché un progetto del genere, nella sua follia, poteva sembrare geniale, ma risulta alla fine troppo becero per un pubblico adulto (due minuti su un pupazzo che vomita non è troppo?) e troppo politico per un pubblico adolescente. Riuscito a metà!

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