Vendetta sociale dall’acre profumo di polvere da sparo
Film cult, che a metà degli anni settanta segnò l’inizio del sodalizio fra Tomas Milian e Umberto Lenzi, dando lustro al genere poliziottesco con un personaggio, quello dello psicopatico sottoproletario Giulio Sacchi, quale protagonista incontrastato della pellicola. Nulla, nemmeno il prodigarsi del commissario Grandi, servirà per placare la furia omicida di un Tomas Milian decisamente in stato di grazia. Affamato di vendetta, per riscattare una vita che senza ragione alcuna lo ha relegato ai margini della società, Sacchi in realtà altri non è che un pazzo pronto a sterminare chiunque gli si pari di fronte a impedirgli il raggiungimento del suo scopo, ovvero una considerazione sociale migliore che si può tradurre esclusivamente nel possedere, o non possedere, denaro.
All’epoca già da qualche anno trasferitosi in Italia per deliziarci con il suo volto scavato, il doppiaggio firmato da Ferruccio Amendola e la sua capacità interpretativa frutto di alcuni anni trascorsi all’Actor’s Studio di New York, Milian regala alla pellicola di Lenzi alcuni spiccioli di filosofia Marxista estremamente semplicistica: i ricchi hanno il potere sotto forma di denaro, i poveracci invece possono solo subire o prendersi la loro parte di potere. Organizzando un rapimento da manuale frutto delle sue capacità persuasive, Sacchi riesce a farsi affiancare da un paio di balordi che come lui cercano solamente di arricchirsi il più in fretta possibile andando a prendere il denaro là dove si trova, ovvero dai potenti, in una sorta di redistribuzione della ricchezza. I due balordi di cui sopra sono Vittorio, che porta il volto tagliato con l’accetta di Gino Santercole, cognato di Adriano Cementano, e dell’italo – inglese Ray Lovelock, non nuovo a interpretare il ruolo di criminale in polizieschi italici.
Henry Silva, che interpreta il commissario Walter Grandi, un uomo morigerato tutto d’un pezzo, dai mezzi bruschi e sbrigativi, completa il quadro di una pellicola che ricalca per moltissimi versi i migliori stereotipi del genere: un poliziotto integerrimo pronto a farsi giustizia da solo ma che spessissimo si trova con le mani legate dalla burocrazia, un criminale o una banda i delinquenti che a raffiche di mitra cercano di trovare la loro parte di gloria. Stavolta però il tutto è impreziosito da una maiuscola interpretazione di Milian, che aggiunge una marcia in più a una pellicola dalla sceneggiatura ridotta all’osso e un finale davvero particolare.
Curiosità
Il film inizia con un inseguimento in automobile tra un’Alfa Giulia della polizia e una Bmw, guidata da Sacchi. Le medesime riprese compaiono in altre pellicole di genere poliziottesco dirette da Umberto Lenzi.
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