Sabbia e metallo
Remake dell’omonimo film girato nel 1965 da Robert Aldrich, Il volo della fenice diverte ma stanca presto. Rispetto all’originale l’azione si sposta dal deserto del Sahara a quello dei Gobi tra la Mongolia e la Cina, anche se le immagini dalla fotografia seppiata del vecchio aereo* che si dibatte nella tempesta di sabbia fanno apparire per qualche istante precedente il film di Moore, magari girato in un bianco e nero negli anni trenta. La pellicola di quarant’anni fa, pur non essendo la migliore di Aldrich e dilatando troppo alcune sequenze, evitava un prologo-pretesto per caratterizzare i personaggi, era rigorosa nella scelta di escludere personaggi femminili e poteva contare su un cast di alto livello**. I superstiti del 2004 risultano invece stereotipati: il cinico capitano “Caterpillar” Towns che diventerà il leader stimato (un Dennis Quaid cinquantenne in forma smagliante), la ragazza carina e volitiva, il guru… e un misterioso Giovanni Ribisi platinato come l’Alexander (id., 2004) di Oliver Stone. Tutti personaggi privi di approfondimento come i protagonisti dell’esordio nel lungometraggio del regista, il patriottico e discutibile Behind the enemy lines (id., 2001).
Idee disperse tra inutili colpi di scena
Dopo la spettacolare sequenza della tempesta, il ritmo e l’attenzione si allentano e anche “The aviator/Leonardo Di Caprio” si sarebbe spazientito nelle interminabili fasi della costruzione del velivolo. I continui pretesti avventurosi distraggono ma non catturano l’attenzione. Brillante l’idea del lenzuolo-riparo che, sventolando come il copricapo di Lawrence d’Arabia, inquadrato dall’interno della fusoliera dell’aereo diventa caverna di Platone e, quindi, schermo cinematografico. La macchina da presa avvolge i personaggi, scoprendo sempre nuove porzioni dello spazio infinito che li circonda, ma non salva il film dai disarmanti dialoghi pseudo-filosofici e dal ridicolo finale western dell’assalto all’aereo-diligenza. Concordiamo con il produttore John Davis secondo cui Il volo della fenice «è uno straordinario film per il sabato pomeriggio».
Curiosità
Le riprese sono state effettuate nel deserto della Namibia dove le piante presenti tra le dune sono state appositamente coperte di sabbia per accrescere il senso di isolamento dei personaggi.
Tra i produttori del film figura William Aldrich, figlio di Robert regista della pellicola del ’65, che all’epoca fece parte del cast.
Il personaggio di Kelly è interpretato da Miranda Otto, la principessa Eowyn de Il signore degli anelli – Il ritorno del Re (The Lord of the Rings: The Return of the King, Peter Jackson, 2003) mentre Tyrese Gibson, talento canoro tra hip-hop e R&B, modello e attore (2 Fast 2 Furious – id., John Singleton, 2003) è AJ, il copilota.
* Il C-119, detto “il vagone volante”, utilizzato nel film è stato trovato in un cimitero di aeroplani a Tucson in Arizona
** Oltre a James Stewart vi recitavano, tra gli altri, Peter Finch, Richard Attemborough, Ernest Borgnine e George Kennedy
A cura di Raffaele Elia
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