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L’apparenza, spesso, inganna

L’apparenza, spesso, inganna

Gregory Jacobs mette in pista la sua opera prima grazie alla supervisione del collega e amico Steven Soderbergh, qui nelle vesti oltre che di produttore, assieme a George Clooney, anche di sceneggiatore, celato sotto lo pseudonimo di Sam Lowry. Alimentando un genere prolifico di successi, ovvero quello dei film dedicati all’arte della truffa, basti citare La Stangata (The Sting, George Roy Hill, 1973) e Il più recente Il genio della truffa (Matchstick Men, Ridley Scott, 2003) senza ovviamente dimenticare Nove regine (Nueve reinas, Fabián Bielinsky, 2001) del quale Criminal è il recente remake.

L’intento di Jacobs era fin dall’inizio quello di mostrare il profilo multietnico e alienante della città californiana, enfatizzato dalla presenza di numerosi latino americani, ghettizzati ai margini della grande metropoli. Da qui la decisione di avvalersi dell’ennesima prestazione convincente di Diego Luna, che inanella un’altra parte da protagonista occulto e a cui manca a questo punto solamente la faccia tosta per slegarsi dalle proprie origini e compiere il definitivo salto di qualità. L’obiettivo è però raggiunto solamente in parte. La Los Angeles di Jacobs è mostrata a sprazzi nei rari percorsi stradali dei due protagonisti, da un lato una breve escursione nei sobborghi popolati dai “chicanos” come Rodrigo, dall’altro il mondo dorato di Beverly Hills, quello cui appartiene Richard Gaddis, un John C. Reilly in una nuova e convincente parte dopo The Aviator (id., 2004, Martin Scorsese) e Chicago (id., Rob Marshall, 2002), nel ruolo di un truffatore spietato che riesce a dimostrare come «sia possibile farsi consegnare denaro dalla gente se solo a domandarglieli sia un uomo in giacca e cravatta». Per il resto la pellicola si “imprigiona” lungo la hall e nelle stanze dell’albergo dove verrà consumata una truffa colossale di settecentocinquantamila dollari ai danni di un collezionista di valuta pregiata, in tal caso ovviamente, falsa.

Una parte considerevole del merito della pellicola, oltre che a una trama scorrevole aiutata da un ritmo piacevole, mai lento e che sa trattenere lo spettatore davanti al grande schermo, è anche nella bravura di Maggie Gyllenhaal, reduce dalla recente prova di Donnie Darko (id., Richard Kelly, 1988) e qui nel ruolo di Valerie, la combattiva sorella di Richard a capo della reception dell’albergo dove si consuma gran parte della storia. Un humour nero e sardonico completano questo bel remake che tra gli altri pregi ci regala una splendida possibilità: quella di recuperare, in dvd o vhs, l’originale film di Fabián Bielinsky, passato ingiustamente in sordina da noi in Italia.

Curiosità
Il film è stato presentato alla sessantunesima mostra del Cinema di Venezia 2004 nella sezione “Orizzonti”.

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