Come allegre maschere di malinconia
Nel film di Aldo, Giovanni e Giacomo la finzione cinematografica viene svelata sin dall’inizio con la voice off narrante di Claudia che auto-cita questa sua funzione introduttiva accompagnandosi (da dentro il film) insieme a noi (fuori dal film) nell’avverarsi del buio della sala (l’inizio del film, il cinema). Un in(d)izio invisibile del senso della commedia.
Succede così che allo spettatore l’evasione dal reale nella finzione venga immediatamente in qualche modo negato. E sembrerebbe questa una sottolineatura dell’intenzionalità stilistica della commedia stessa: un’ironia che dalla fiction (ri)entra nella realtà, si impossessa del suo statuto tragicomico e ci fa sentire più partecipi di essa.
Una comicità da materializzare nelle isole di riso protettive dal mare incontenibile delle nostre sofferenze, dandoci solo l’apparente idea che queste possano alla fine, effettivamente, non essere sommerse. Chaplin, Keaton, Tati e tanti altri si sono incarnati in questa missione e ne hanno fatto, ognuno nella propria specifica caratterizzazione la loro sorridente amara Bibbia di celluloide. Al contrario lo straripante sarcasmo del trio nostrano, sebbene irresistibile e pur dotato di una rara vis comica, è sempre stato alla fine un po’ fatuo nel suo manifestarsi e inconcludentemente cinematografica, soprattutto per quel loro inevitabile essere ingabbiati in cabarettistiche pinacoteche alla “Zelig”, fatta di sincronismi ritmici, di battute impostate – trasparente di senso – e proprio per questo distante dalla polpa della suddetta comicità.
Ma forse i tempi sono cambiati. Oggi Aldo, Giovanni e Giacomo hanno abbandonato le idiosincrasie da sketch dei gangsters impacciati, dei galeotti “pulp” ormai consolidate nel nostro immaginario per appropriarsi del filone di una commedia più di razza.
A scapito dei loro classici stereotipi, i tre preferiscono più far sorridere che far ridere (o meglio questa è la sensazione che il film ci dà): la loro maturità anagrafica sembra condurli nelle gallerie di nuovi personaggi – sempre ben caricati d’ironia – emblemi della crisi dei quarantenni italiani medi (ma per fortuna non sono aiutati in questo da Muccino) e in cui si scopre qualcosa di più dell’estemporanea gag da Tel chi el telun o del neorealistico episodio intradiegetico di Tre uomini e una gamba (Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier, 1997). Qui l’ilarità è pregna d’altro e la sua base più vicina, sebbene ancora sperimentale, della loro filmografia è sicuramente Chiedimi se sono felice (Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier, 2000). Felici? Qui niente si lascia semplicemente al riso. Giovanni è un alienato spettatore di quiz tv a cui non sa rispondere e può dire solo “Passaparola”, gelido al richiamo sessuale e immobile nel suo posto di lavoro. Afasia. Aldo è un tassista in grado di memorizzare le biografie di tutti i personaggi delle strade di Milano, senza saperci arrivare, schiavo di un navigatore di bordo e della sua voce che giunge a credere sia persino vera. Mediocrità. Giacomo, tra le mani La coscienza di Zeno e un telecomando per cambiare le pagine del televideo (assioma di un dominio televisivo di parole, non d’immagini) e carne della psicanalisi. Ipocrisia. E infine, la stessa Claudia, centro gravitazionale dell’insoddisfazione esistenziale dei tre uomini, e centro stesso della sua insoddisfazione e a cui si affida un’agnostica voce guida. Tutto imbevuto della loro bravura e degli attori di sfondo sempre efficaci e piacevoli (la psicanalista Ottavia Piccolo, su tutti). Certo, questa commedia non ha meriti eccelsi ma le tracce suddette ci permettono di dire che Tu la conosci Claudia? non sia solo un’altra scialba e frivola puntata dei “panettone-movies” confezionati a Natale. La formula è semplice e interessante e le sorprese del film respingono qualsiasi accusa di buonismo imperante, tipico delle nostre commedie. Per accorgerci poi come queste tre maschere istrioniche e perforanti ci illudono d’allegria per mostrarci la sua sotterranea doppia faccia di malinconia.
E nell’eco dell’iniziale voice off di Claudia che dialoga con noi, come se lei fosse “realtà”, come se noi fossimo “film”, comprendere che nella commedia la finzione non è mai abbastanza.
E ora potete anche ridere.
Curiosità
Paola Cortellesi era già apparsa in un film di Aldo, Giovanni e Giacomo: era una fidanzata di Aldo in Chiedimi se sono felice (Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier, 2000). Nel film c’è la partecipazione dell’attrice spagnola (una delle preferite di Almòdovar) Rossy de Palma e la presenza della moglie di Aldo, Silvana Fallisi. Piccolo cammeo anche per il comico di Zelig Max Pisu. Questa, inoltre, è la quinta collaborazione su cinque del trio con il regista Massimo Venier (autore anche delle loro trasmissioni televisive e dei loro spettacoli teatrali).
A cura di Giuseppe Carrieri
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