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Cow-western

Cow-western

Da qualche tempo anche il cinema d’animazione sta diventando metalinguistico, rivolgendosi spesso a un pubblico più adulto che infantile. Ricordiamo Looney Tunes: back in action (id., Joe Dante, 2003), uscito lo scorso inverno: una vera e propria manna per i cinefili.

Mucche alla riscossa non è certo raffinato come il film di Dante, ma tenta in parte la stessa operazione: costruire, all’interno di un film di animazione che si regge su una sceneggiatura invitante (si spera) per i bambini, una riflessione sul cinema che strizza l’occhio a un pubblico più cinefilo (forse mamme, papà, zii e parenti vari dei piccoli spettatori). In questo caso l’intento dichiarato è quello di ripercorrere il genere western in una pellicola d’animazione, mantenendo intatti alcuni luoghi comuni e rovesciandone altri. Il ribaltamento più evidente è la scelta dei protagonisti: niente sceriffo alla ricerca dei banditi o cow-boy contro gli indiani, ma tre placide mucche che si improvvisano cacciatrici di taglie e si mettono alla ricerca di Alameda Slim, ladro di bestiame. Gli altri personaggi (animali e umani) ripercorrono invece i canoni classici del genere: oltre al ladro di bestiame c’è Rico, il corrotto, Buck, cavallo spaccone a caccia di avventure e qualche innocuo vecchietto/a come sempre presenti nel leggendario Far West. Non ci sono eccezioni invece nei luoghi che le mucche incontreranno sul proprio viaggio: la fattoria, il canyon alla John Ford, la miniera e il treno a vapore. L’immancabile duello finale attinge invece ai dettagli e alle musiche di Leone, con delle opportune variabili bovine.

Come sempre il cinema d’animazione si rivela impareggiabile nelle sequenze oniriche e fantastiche: in un film privo di guizzi creativi, le sequenze più originali sono quelle in cui le mucche si trovano sotto l’effetto dell’ipnosi dovuto allo yodel di Alameda Slim (ma perché un bandito dovrebbe cantare proprio lo yodel?). Un trip bovino reso con colori allucinati e cangianti.

Non si può nascondere che, dopo Nemo e Koda, Maggie e compagne deludano un tantino: a differenza dei primi due, i personaggi sono molto meno azzeccati e anche la storia è meno avvincente. Anche la scelta delle voci dei personaggi, questa volta, non è stata sempre particolarmente felice: brava la Massironi con Grace, molto meno Cinzia Leone con Maggie: se il suo timbro è certo molto espressivo, altrettanto non si può dire della sua recitazione.

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