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Non aprire quella port(ier)a

Non aprire quella port(ier)a

Gli adolescenti americani dovrebbero ormai saperlo: nella porta dietro casa si nasconde certamente un maniaco omicida, tanto peggio se la casa si trova in un bosco selvaggio in cui i contatti con il resto del mondo sono tagliati con la lama di un’accetta. Wrong turn, dopo il remake ufficiale e La casa dei 1000 corpi (House of 1000 Corpses, Rob Zombie, 2003) è il terzo film dell’anno che ricalca il modello prototipo di Non aprite quella porta (The Texas Chain Saw Massacre, Tobe Hooper, 1974), caposaldo del genere slasher e fonte di incubi colletti dell’immaginario americano.

I titoli di testa celano alcuni articoli di quotidiani a proposito di misteriose mutazioni genetiche causate dall’inquinamento. Questo è l’unica motivazione proposta per giustificare la brutale ferocia dei tre coloni cacciatori d’uomini, collezionisti di cimeli insanguinati estratti dalle auto cadute nelle trappole dei tre mostri.
Il film è ben girato, capace di tenere alta la tensione e di cadere solo poche volte nel banale e nel comico involontario (elemento non da poco visto i tempi che corrono) sebbene citi la frase che in un film non dovrebbe mai apparire:
“Lo sai come finiscono queste cose nei film?”
Grande cura è stata dimostrata nella scelta dei luoghi dove sono stati allestiti i set. I boschi canadesi nei pressi di Toronto sono stati scelti per rappresentare la Virginia incontaminata, perché creano un’atmosfera più cupa (dice il produttore), ma anche per abbattere i prezzi di produzione (aggiungiamo noi). Molte delle scene ambientate all’interno dell’intrico dei boschi sono state abilmente ricostruite in studio, dando vita ad una scenografia assai cupa capace di trasmettere allo spettatore un senso di profonda inquietudine. Discorso analogo vale per il capanno/museo degli orrori in cui i tre fratelli/coltelli vivono (se il termine è adatto).

Wrong turn è in definitiva un discreto saldo estivo per lo spettatore in cerca di brividi, che però deve essere digiuno di visioni del modello di base, poiché gran parte del fascino del terrore si perde con la consapevolezza di conoscere in anticipo la soluzione della vicenda. La domanda da cinefili che ci esce spontanea è “cosa mi convince ad andare al cinema a vedere un clone di Non aprite quella porta quando posso vedere l’originale in DVD rimasterizzato? La risposta? Sempre il fascino irresistibile della pellicola che scorre…

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