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cultura dell'immagine e della parola

Solo per stomaci forti

Solo per stomaci forti

Non si tratta di un film pornografico e non si può considerare un film erotico. Sebbene sia vietato, a ragione, ai minori di 18 anni lo si potrebbe al più definire un film filosofico su società e sessualità.
Ma se da un lato possiamo approcciarci al lavoro dal punto di vista cristallino e sincero della regista, dall’altro il rischio di soffermarsi troppo sulle immagini può avere effetti controproducenti: non sarà difficile vedere spettatori che abbandonano turbati la sala.
Quello che appare davanti agli occhi è infatti un campionario delle più navigate fantasie sessuali più o meno adolescenziali spesso tramutate in barzellette o in leggende metropolitane e oggi trasformate in immagini. Ecco che il manico di una zappa si trasforma in assorbente e l’assorbente in una bustina di tè.

Si ha un bel da fare a parlare di “sangue cristico” e di atavica diffidenza maschile nei confronti della donna, che durante il ciclo sanguina senza essere ferita e invece di evocare presagi di morte è sinonimo di fertilità e vita.
Le stesse considerazioni si possono estendere ai dialoghi, ricercati ma impietosi, comunque degni di nota. “Le gambe delle donne sono spalancate e sgraziate come quelle delle rane, ma almeno loro hanno la dignità di essere verdi” e via dicendo è l’inventario tra il semiserio e lo stereotipo.
Il grande Rocco Siffredi è perfetto nella parte dell’Uomo in un film fatto apposta per lui per ammissione della stessa regista. Per tutto il tempo non dismette un’espressione tra il perplesso e il corrucciato applicata ad un volto pressoché immobile. A lui, come a John Holmes, manca l’abitudine ad essere ripreso in faccia ma in questo caso può anche starci: l’attenzione deve essere tutta per le sentenze pronunciate.
Da questo punto di vista bisogna fare una nota di demerito per il doppiaggio assolutamete inverosimile. Tutto fa pensare più ad una rappresentazione teatrale che ad un film, a partire dalle scenografie spoglie di interno, fino alla recitazione scandita e performativa. Non è da escludere che presto il film sia portato su un palcoscenico.
Il povero maschio si mette a piangere sentendosi sopraffatto dalla solidità di una donna che si lascia seviziare, sembra immune ai suoi pregiudizi, conosce fino in fondo se stessa e chi le sta di fronte. Solo apparentemente fragile e vulnerabile, è lei che in realtà controlla il gioco e persino la sua sconfitta, il suo sacrificio sono armi a doppio taglio che lasciano il segno.
Tutto viene mostrato, indagato, sezionato. Dove c’è un tabù, là si va appositamente ad osservare, si considera ora la società ora la dimensione intima, ora il pregiudizio, non viene risparmiano nulla.
L’operazione è in conclusione rischiosa e il film rischia di polarizzare l’opinione dello spettatore senza raggiungere gli ambiziosi obiettivi dichiarati. Il contesto di fruizione più proficuo potrebbe forse essere il cineforum, riservato ad un pubblico selezionato e comunque con un’avvertenza: solo spettatori dallo stomaco forte.

Curiosità: la Eagle, detentrice dei diritti, ha rifiutato di distribuire il film in dvd e in videocassetta per non compromettere la propria immagine a fronte delle accese critiche incassate dal film. Questo rifiuto è all’origine di altre polemiche sulla “censura” nei confronti del film, pur sempre d’autore.

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