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Piccoli maghi dark style

Piccoli maghi dark style

Harry Potter Dark Style di Simone Penati

Direttamente ispirato ad una delle più popolari saghe letterarie degli ultimi anni, ecco giungere sugli schermi la trasposizione cinematografica del terzo capitolo delle avventure/disavventure del giovane Harry.

Rimanendo fedele al plot del libro, la vicenda presenta, rispetto ai suoi due predecessori, alcuni punti di forza riconducibili alla maggiore solidità della sceneggiatura originale; la struttura del racconto è, infatti, sviluppata in modo maturo e il film appare pervaso da una notevole pregnanza narrativa. Il mistero che avvolge gli avvenimenti è degno dei migliori “gialli”, così come i continui colpi di scena, l’impossibilità di scoprire la reale versione dei fatti e l’ingegnosa trovata risolutrice tengono lo spettatore col fiato sospeso fino al termine della pellicola. E questo è forse l’aspetto migliore, poiché rispetto ai due film che lo hanno preceduto ai botteghini, Il prigioniero di Azkaban si presenta con una trama originale e mai scontata. Rimane da vedere fino a che punto tutto questo sia merito del regista e quanto, invece, vada attribuito alla lodevole capacità narrativa dell’autrice, J.K.Rowling.

Venendo ad analizzare più da vicino l’ operato di Cuaron, si possono individuare un lato positivo ed uno negativo. Il cambiamento più rilevante che balza subito agli occhi ripensando a La pietra filosofale (Harry Potter and the Sorcerer’s Stone, Chris Columbus, 2001) e a La camera dei segreti, (Harry Potter and the Chamber of Secrets, Chris Columbus, 2002) è la nuova atmosfera che è stata infusa alle avventure di Potter: scomparsa la patina color pastello che contribuiva a creare quel mondo di fiaba edulcorata tipico delle produzioni per bambini, ci troviamo ora dinanzi ad un universo decisamente più adulto, caratterizzato da ambientazioni, scenografie e creature decisamente dark. Questo contribuisce a donare al tutto una maggiore credibilità ed una maggiore coerenza.

Tra gli aspetti che più hanno deluso, invece, troviamo la caratterizzazione di alcuni personaggi. In particolare Draco Malfoy e Albus Silente; il primo appariva nei precedenti film come un ragazzino antipatico e tracotante, ma dotato di grandi abilità e di un carisma fuori dalla norma; ora è stato ridotto ad un pallone gonfiato privo di qualsivoglia attrattiva, codardo e banale come gli sgherri sui quali comandava. L’altro, complice anche il cambio di attore, appare un po’ fuori luogo con quell’aria da clochard, privo dell’autorità che era solito mostrare anche nelle situazioni più difficili.
Questi difetti comunque non intaccano più di tanto la riuscita del film, che appare come la migliore trasposizione fin qui realizzata delle disavventure del giovane mago.

Piccoli maghi crescono di Francesca Arceri

Harry Potter e i suoi compagni stanno crescendo. Non solo perché gli attori che danno loro corpo e voce, da bambini che erano ai tempi del primo episodio (Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter and the Sorcerer’s Stone, 2001, di Chris Columbus), si ritrovano adolescenti (adesso sono vestiti alla moda e sono perfetti teenager in cui potersi identificare), ma anche perché i personaggi stessi si stanno evolvendo. Nel film, per ovvie ragioni di economia dei tempi, non viene rappresentata la gran parte del libro che sviluppa gli aspetti secondari ma significativi di questi cambiamenti: Hermione, Harry e Ron si troveranno per la prima volta a litigare seriamente fra loro, nasceranno i primi interessi per l’altro sesso (si intravede una certa attrazione fra Ron ed Hermione, mentre Harry si invaghisce di Cho Chang, personaggio importante del quarto libro).
Nei primi due episodi i protagonisti erano sostanzialmente piani e semplici, ancora ingenui e per quanto determinati, sempre vicini e protetti dagli adulti. In questo capitolo della piccola saga inglese, l’intreccio si complica, anche i rapporti che sembravano scontati si modificano, i caratteri si evolvono. Si sta profilando un orizzonte dove i nostri protagonisti dovranno affrontare tutto da soli, la mano di Silente si fa sempre meno presente (anche se ancora sarà decisivo) e in futuro dovrà farsi da parte e lasciare che Harry affronti il suo destino solo, da adulto. Dovranno scontrarsi con la Legge e un ordine molto superiore alla realtà di Hogwarts: la società e il mondo dei maghi (nel quarto questo aspetto sarà ancora più evidente). Insomma basta marachelle e prepotenti della scuola (Draco Malfoy appare ben poco) qui bisogna affrontare qualcosa di più complesso che riguarda il passato di Harry, i suoi genitori e che determinerà il suo futuro.
Anche per questo i caratteri tendono a modificarsi: Harry è determinato a uccidere per vendicare i genitori ed è più forte contro i suoi nemici, sempre più consapevole di chi sta diventando. Non avrà paura di infrangere le regole per punire chi parlava male di suo padre (episodio della zia di Dudley); sarà pronto a uccidere chi tradì i suoi genitori consegnandoli nelle mani di Voldemort (anche se poi risparmierà il vero colpevole, ahimè, condannandoci ad altre migliaia di pagine); non ci penserà due volte ad infrangere la legge del mondo dei maghi per salvare due vite innocenti pronte per il boia. Sembrano lontane le scappatelle dal dormitorio: ora si parla di condannati a morte, vendetta, ministri, assassini, prigionieri.

La pellicola trascura soprattutto i complicati rapporti che univano il Prof. Lupin, il Prof. Piton, il padre di Harry, Peter Minus e Sirius Black. Una complicata storia di amicizie e acerrime rivalità che è alla base delle vicende del piccolo mago famoso, costituendo un vero e proprio prequel. I fatti si rincorrono sul grande schermo e la storia quasi precipita, sintetizzando il necessario e sacrificando il superfluo. Un piccolo colpo per chi si è appassionato alle pagine della Rowling e vorrebbe vedere di più di quel che è mostrato. Se non altro per la quantità di pagine lette.
Certamente un tassello importante dell’intera vicenda, anche se sembra essere un film di passaggio, preparatorio per quello davvero decisivo che sarà il quarto film: Harry Potter e il calice di fuoco (Harry Potter and the Goblet of Fire, Mike Newell, in lavorazione). Di Voldemort, qui, neanche l’ombra, il vero nemico sembra essere il quotidiano: le paure segrete, il dolore, la solitudine che possono rendere invulnerabile il nostro eroe nella lotta definitiva che lo aspetta in futuro. Non a caso in questo episodio Harry imparerà ad affrontare i Dissennatori, creature malvagie che custodiscono i prigionieri di Azkaban amplificando il dolore e i ricordi tristi fino al risucchiamento dell’anima.

In sostanza sembra una lunga parentesi per sviluppare o chiarire la storia che precede e che verrà. La sensazione di sospensione è molto più forte che negli altri due film, anche se non si può obbiettare un’inconcludenza narrativa: la Rowling sa perfettamente dosare gli ingredienti per concedere soddisfazioni nel lettore e al tempo stesso accendergli la smania di andare avanti.

Per quanto riguarda la realizzazione filmica di questo quarto capitolo c’è una piccola sorpresa: dietro la macchina da presa troviamo Alfonso Cuaròn, già regista di Y tu mamá también (id., 2001). La differenza si sente: la maggior parte degli effetti speciali è dedicata ai raccordi, ai movimenti di macchina e alla resa del suono (per non parlare di tutti gli elementi del mondo magico che sono resi con un realismo impressionante). Si avverte una compattezza di stile, una forza visiva che era estranea ai primi due (per altro godibili film d’intrattenimento): uno scarto che lo distingue per certi versi, dal mero prodotto commerciale. Cuaròn costruisce un’atmosfera gotica, cupa e densa, in cui si consuma coerentemente la crisi di identità del protagonista. Purtroppo il regista non seguirà la lavorazione del quarto film, ci auguriamo che la produzione mantenga il livello raggiunto nella prospettiva di conquistare anche il pubblico più esigente.

Curiosità:

Probabilmente gli attori protagonisti non gireranno il quinto, il sesto e il settimo episodio a causa del loro “invecchiamento” più veloce di quello dei personaggi. Dietro la macchina da presa del quarto c’è Mike Newell (Quattro matrimoni e un funerale, Mona Lisa smile), il film dovrebbe uscire nel novembre 2005. Sarà il film più costoso della storia: 305 milioni di dollari. Nella parte di Voldemort ci sarà John Malkovich. Il sesto libro dovrebbe essere alle stampe entro la fine dell’anno. Data la morte di Richard Harris, il ruolo di Albus Silente è interpretato da Michael Gambon. Inoltre grandi nomi presenti come Emma Thompson (Sibilla Cooman) e Gary Oldman (Sirius Black).

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