Dark Shadows: Che pasticcio Mr. Burton
Usciti dalla sala dopo aver visto Dark Shadows, si viene presi da un dubbio. Ma se Tim Burton avesse girato questo film vent’anni fa, quando era al massimo della sua vena creativa, il risultato sarebbe stato lo stesso? Probabilmente no. Perché il Tim Burton di oggi è indubbiamente invecchiato. Il suo spirito ribelle e anticonvenzionale che era inconfondibile in film come Beetlejuyce – Spiritello porcello (Beetle Juice, 1988) e Edward mani di forbice (Edward Scissorhands, 1990) oggi è diventato più borghese e reazionario. È vero, sono riconoscibili gli elementi tipici della sua poetica: c’è Johnny Depp, ci sono le guglie nere sopra le case, c’è una fotografia perfetta (in questo caso realizzata dal Bruno Delbonnel di Amélie e Harry Potter), per non parlare dei cameo di Christopher Lee e Alice Cooper. Ma i suoi personaggi non sono più “i diversi” che appassionano proprio per il loro non appartenere alla società massificata che gli sta intorno. Si, il protagonista è un vampiro, ma in realtà è un ricco nobile a cui piace la bella vita. E non è un elemento da poco, perché cambia il senso stesso del film: non è un freak adottato e rigurgitato dal mondo, ma parte del sistema e quindi accettato perché già parte del sistema.
Dopo quell’ultimo capolavoro che è Big Fish, Burton ha realizzato quasi solamente remake op adattamenti, e Dark Shadows non è un eccezione. Prende un film (o una soap opera in questo caso) a cui è legato, ci stende sopra un velo di burtonismo, e il gioco è fatto. E funziona, visto che i suoi ultimi titoli hanno incassato benissimo. Però manca quel tocco che lo aveva fatto tanto amare negli anni Ottanta e Novanta. Tolto questo, Dark Shadows rimane tutto sommato ben fatto e divertente. Tutti gli attori sono perfettamente in ruolo: l’immancabile Johnny Depp è affiancato da un ottimo cast femminile: dall’altra burtoniana Helena Bonham Carter, alla rediviva Michelle Pfeiffer, fino alle giovani Chloë Moretz e Bella Heathcote. Ma l’attrice più in parte è Eva Green, perfetta strega cattiva dalle unghie affilate. Una volta sarebbe stata lei, vessata odiata diversa, la vera trionfatrice.
I più giovani conoscono Tim Burton solo per il deludente Alice in Wonderland, e quindi si divertiranno molto con questa commedia nera, nonostante l’autore si lasci prendere la mano (ad esempio nella scatenata scena di sesso tra Depp e la Green), ma tiene comunque un livello elevato anche grazie alla sagacia di Seth Grahame-Smith, l’autore di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, qua scrittore della sceneggiatura. Chi invece è da sempre fan di Burton, non potrà che aspettare il prossimo Frankenweenie, lungometraggio tratto da un suo corto giovanile, prova del nove del nove definitiva prima di tornare a confrontarsi con un’opera originale. Se mai lo farà.
A cura di Alberto Brumana
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