Come nasce una leggenda a quattro zampe
Chiamatemi Gatto, sembra voler suggerire Antonio Banderas, protagonista assoluto della nuova avventura d’animazione targata Dreamworks, spin-off della fortunata saga di Shrek. Perché l’attore non ha semplicemente doppiato un’elaborazione in 3D, ma ha dato vita a un personaggio con una carica interpretativa degna di un film classico, sicuramente destinata ad avere più d’un sequel. Banderas, che ormai sdegna le proposte cinematografiche sicure al botteghino per dedicarsi soltanto ai registi che gli vanno più a genio, grazie al suo Gatto sembra aver ritrovato la passione e l’entusiasmo di un attore all’apice della sua carriera.
E il risultato è evidente: l’adorabile micio ha uno spessore narrativo in grado di appassionare lo spettatore non necessariamente bambino (gattofili a parte, per i quali questo film non può che essere uno stracult). Non a caso, il Gatto è suo in tre lingue, inglese, italiano e spagnolo. Ma Banderas non è stato l’unico a suo agio nei panni di un felino: perfetta la prova di Salma Hayek nelle zampe dell’affascinante gattina Kitty, nella versione originale. Della saga di origine, il Gatto mantiene il punto di vista ironico su tutto, mentre si perdono i riferimenti alla cultura pop e l’ambientazione fantastica (le vicende sono ambientate in quella che può essere una possibile provincia andalusa o spagnola in generale), dettaglio che avrebbe reso improbabile ogni accenno al regno abitato dagli orchi.
Lo sfondo morale della vicenda, incentrato completamente sulla tematica dell’amicizia, non affatica il ritmo ben sostenuto né invade lasciando penetrare pericolosi buonismi. La fratellanza tra il Gatto e il perfido Humpty Dumpty (personaggio carrolliano, emblema dell’ambiguità visiva e verbale) appare come improbabile e tale rimane fino alla fine, a dispetto anche di un finale altrimenti scontato: l’abbinata tra il felino e l’uomo-uovo, sofisticato intreccio di intelligenza subdola e gracilità fisica, assicura un elemento di novità e surrealtà innovativo ed interessante, collocando il film ben più in alto di suoi diretti concorrenti come il capitolo 2 di Happy Feet, semplice storiella per bambini se pur ben fatta. Il mondo del Gatto è invece un mondo di sogno sì, ma del sogno di un adulto che cerca il modo di rimediare agli errori del passato.
Curiosità
Il personaggio di Humpty Dumpty viene per la prima volta citato in un’antica filastrocca americana, ma sarà Lewis Carroll a farne il simbolo della sofisticatezza verbale in Alice e Attaverso lo specchio. Tra i produttori del film figura anche Guillelmo Del Toro.
A cura di Daniela Scotto
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