hideout

cultura dell'immagine e della parola

Pillole da Torino – Giorno 1

Una scena di <i>Moneyball</i>Moneyball – L’arte di vincere, di Bennett Miller
Al suo secondo lungometraggio, Bennett Miller centra il bersaglio con un film solido e ben costruito in ogni aspetto. A cominciare da una sceneggiatura del sempreverde Aaron Sorkin (aiutato da Steven Zaillian), per passare all’ottima sincronia creatasi tra i due protagonisti Pitt e Hill fino ad arrivare alla buona prova registica dello stesso Miller. Moneyball non è un film che parla di baseball, non lasciatevi ingannare. È un film a sfondo sportivo e come tale lascia lo sport solo sullo sfondo (di rado si vedono scene di partite) per privilegiare l’uomo. Un uomo perdente in particolare. Toccante e ironico al tempo stesso il film è lungo ma non stufa, peccato che sul finale diventi un po’ retorico. Si prevede pioggia di nomination agli Oscar.
Voto: 8/10

Suicide Club, di Sion Sono
Per questa 29° edizione del Torino Film Festival gli organizzatori hanno pensato di realizzare due retrospettive rispettivamente dedicate a Robert Altman e a Sion Sono. Quasi per mettere le cose in chiaro con gli spettatori che non conoscessero il cineasta giapponese, il primo film dedicato a questa sezione è stato Suicide club, del 2002. Un viaggio delirante, tanti protagonisti, tanti suicidi. A cominciare dalla prima folgorante sequenza (che da sola meriterebbe il prezzo del biglietto) il regista inchioda lo spettatore in una trama appositamente scomposta e caotica. Impossibile rimanere distaccati dalla pellicola che ci trascina attraverso scene pulp e violente, ma anche riflessioni per nulla scontate.
Da recuperare.
Voto: 7,5/10

The Oregonian, di Calvin Lee Reeder
Il regista ha affermato di aver volute indagare l’ignoto con questo film, e che sia impossibile dire se l’abbia fatto correttamente o meno. Forse ha ragione, forse è impossibile sapere se il suo lavoro abbia ricalcato l’ignoto in maniera precisa. Però, in qualsiasi caso, di sicuro è meglio che la prossima volta ci pensi più di due volte prima di imbarcarsi in tali progetti. The Oregonian è un film che non ha né capo né coda. L’incipit è piuttosto stimolante (una ragazza si risveglia in un’auto dopo un incidente senza ricordare nulla), ma il resto della pellicola risulta assurdo, delirante, senza connessione, insomma: inutile. Se Lee Reeder abbia pensato che basta utilizzare un montaggio serrato, personaggi campati per aria, un sonoro disturbante e invadente per ricreare gli incubi, be’, si è sbagliato di molto. L’unica nota positiva di questo lavoro è la sua breve durata.
Voto. 4/10

Into the Abyss – A tale of death, a tale of life, di Werner Herzog
Il Maestro tedesco ci regala un’altra piccola perla preziosa da custodire gelosamente. Questo suo ultimo documentario forse non sarà il suo miglior film, ma di sicuro resterà un titolo coraggioso e assai importante per il futuro. Herzog indaga sulla pena capitale. Lo fa andando a intervistare i diretti interessati (vittime e carnefici) senza troppi giri di parole. Ci mostra i luoghi del suo oggetto e riesce a gelare il nostro sangue in vena. Il documentario pecca un po’ in lunghezza e rischia di perdere la bussola nella parte centrale, ma riesce benissimo nell’opera di sensibilizzazione e nell’impianto emotivo che vuole regalare. E’ un film che va visto, ma fa male vedere.
Voto: 8/10

Link correlati
Pillole da Torino. Giorno 1
Pillole da Torino. Giorno 2
Pillole da Torino. Giorno 3
Pillole da Torino. Giorno 4
Pillole da Torino. Giorno 5
Pillole da Torino. Giorno 6

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»