Tutti per uno, uno per tutti
Nell’epoca dei reboot, sequel, prequel, prequel di sequel e sequel di prequel non può certo sorprendere una rivisitazione pop e post – postmoderna del classico della letteratura di Alexandre Dumas. Affidata a Paul W.S. Anderson, questa nuova versione de I tre moschettieri ricalca, almeno nelle intenzioni, il prototipo filmico dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie: storia fondamentalmente stravolta, personaggi eccentrici e spacconi, azione roboante ai limiti del parossismo e quasi totale annullamento della complessità psicologica e drammaturgica. Ma mentre nel film di Ritchie tutto questo risultava funzionale a un intrattenimento fracassone, ma di qualità, il film di Anderson manca di grinta e l’accumularsi di situazioni “larger than life” finisce con il soffocare il racconto, che così arranca stancamente per quasi due ore, annoiando in più di una circostanza.
La confezione ricalca quegli stilemi videoludici che hanno caratterizzato l’intera saga di Resident Evil con cui Anderson si è fatto conoscere al grande pubblico, ma la spettacolarità ipertrofica del tutto mostra la corda molto in fretta e smorza qualsiasi tipo di interesse verso una trama infittita di complotti, ma priva di una vera anima, costellata di buchi narrativi, macchiette ripetitive e dialoghi ammiccanti ma mai davvero divertenti. L’impressione che si ha di fronte a I tre moschettieri versione Paul W.S. Anderson è quella di un prodotto che punta tutto sulla stupefacenza del proprio comparto visivo, (servendosi di CGI in abbondanza e convertendo il tutto in un 3D ancora una volta assai poco necessario) senza avere a cuore la storia o i personaggi che intende portare in scena.
La sterilità dell’operazione è evidente anche nella scelta degli attori che interpretano i protagonisti, tutti volti poco noti al grande pubblico (il che non è necessariamente un male), privi di carisma e presenza scenica in grado di renderli riconoscibili e memorabili. Va anche detto che i grandi nomi in gioco cui sono riservati ruoli secondari (Christoph Waltz, Orlando Bloom e la signora Anderson, ovvero Milla Jovovich) non brillano certo per maggiore vivacità e convinzione delle proprie performance.
A cura di Marco Valerio
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