Tremate le streghe son dannate
Certi avvenimenti proprio non si spiegano. In un ipotetico “Fanta Uscite”, chi avrebbe potuto scommettere sulla distribuzione in sala di un film dal titolo Season of the Witch, tradotto in italiano L’ultimo dei templari, in cui ci sono streghe, spadoni, Ron Perlman, la Peste e abbazie con frati scribani? Sulla carta è uno di quei progetti che non avrebbe accettato neanche Dolph Lundgren, già protagonista di un film omonimo (in italiano, of course), e invece il solito Nicolas “mi piace lavorare” Cage, qui con pizzetto e capelli lunghi e biondi, riesce a convincere il mondo che L’ultimo dei templari è un film da vedere in sala.
E così, affiancato anche dalla star nascente del serial inglese Misfits Robert Sheehan e da un cameo di Christopher Lee, il film ci riporta in un Medioevo afflitto da guerre e pestilenza, in cui le credenze di inquisitori ortodossi e maschilisti erano in effetti ben riposte: le streghe esistono. Non solo. Sono loro che hanno innescato l’epidemia di Peste e possono essere sconfitte grazie al libro sacro di re Salomone, purtroppo andato quasi perduto. Il cavaliere redento che scappa dal fronte crociato perché si sente colpevole per aver ucciso inavvertitamente una povera donna, cercherà in tutti i modi di riportare un po’ di luce in questo oscuro mondo, ma la verità verrà a galla inesorabile e anche lui dovrà ricredersi. Il diavolo esiste, preferisce la forma femminile e porta malattie.
In questo tripudio di gesta estreme, cenni storici strampalate, riti assurdi e sotterfugi femminili, il veterano dell’action Dominic Sena si scorda di aggiungere allo script del novellino Bragi F. Schut l’unico vero ingrediente che avrebbe reso digeribile cotanta valanga di scemenze: l’ironia. Ci si prende talmente sul serio che la voce fuori campo finale, a commento di un’alba piena di speranza, ci ricorda che tutto ciò che conosciamo come “verità storica” è in effetti falso. Nonostante il fastidio dato dall’ortodossa idiozia dell’operazione, il film rimane talmente inutile da non essere nemmeno orticante. Sorprende invece l’accoglienza al boxoffice dove in Italia questo prodotto di serie C, utile solo a riempire i palinsesti notturni di canali testosteronici, tiene botta ai primi posti della classifica. Questo sì, un vero mistero storico.
Curiosità
Il film è costellato da numerosi errori geografici e storici. Per esempio, la prima battaglia si svolge in un deserto che la didascalia chiama Golfo di Edremit, zona nord occidentale dell’Anatolia, dove si gode in realtà di un temperato clima oceanico.
A cura di Sara Sagrati
in sala ::