Allegro gerontocomio hollywoodiano
«I servizi segreti me li ricordavo più cazzuti». Eh, si: il tempo passa, le fronti si stempiano, le medagliette van lucidate una volta a settimana e, giustamente, i pivellini vogliono farci le scarpe. È la routine: nella vita, come nel cinema e anche nella Cia. Lungi dal voler essere una profonda riflessione sul tempo che passa, pur giocando in maniera ironica e meta-cinematografica sui corpi avanti con l’età di quattro stelle hollywoodiane, Red parte da questo spunto: mette in scena una di quelle ‘reunion’ che oggi sono tanto à la page, adattando – molto liberamente, stando agli albi di Ellis e Hamner – l’omonimo fumetto edito a suo tempo dalla DC Comics.
Piccola premessa: nonostante esplosioni, una spy-story che, come un orologio svizzero, sa quando virare sul complotto e alcune smargiassate che riportano Frank Moses/Bruce Willis ai tempi di John McLane (vedere per credere), qui siamo dalle parti della commedia d’azione a tinte rosa, con quella gran canaglia della memoria a far capolino nei ricordi dei quattro ex agenti pensionati perché classificati R.E.D., Retired Extremely Dangerous. Robert Schwentke, regista che fino a ora non aveva mai entusiasmato, imbastisce un onesto blockbuster itinerante tra le cartoline delle principali città degli States e nel quale, fatta salva l’eccessiva lunghezza e alcuni siparietti già visti, il meccanismo regge proprio perché privo di grandi pretese. Detto questo, due ore e 8 euro di obolo, per vedere l’ennesimo film su reduci troppo arzilli, giovani reclute ben pettinate che alla fine impareranno rispetto e devozione e il (solito) marcio che c’è nelle mansarde del potere, sarebbero stati in altri casi una tortura ingiustificabile. Ma il cast allestito da Schwentke – senza dimenticare la Parker centralinista catapultata nel mondo che fantasticava – funziona. Anche se alcune interpretazioni sono irresistibili ma troppo sopra le righe (John Malkovich nella parte dello schizzato paranoico), i nostri gigioneggiano alla grande in ruoli più volte sperimentati nel corso della carriera: l’hard-boiled dal cuore tenero Willis, Freeman saggio e sornione e, su tutti, la Mirren, a suo agio negli inediti panni della killer spezza cuori.
Una nomination ai Golden Globes (?) e ottimi incassi sia oltreoceano sia qui da noi, Red è un discreto aperitivo: shakera per bene i generi ma senza esagerare nei singoli ingredienti e ci aggiunge sopra pure quattro olivette deluxe. Insomma, c’è (tanto) di peggio in giro e il vero motivo vederlo è godersi la splendida 66enne Helen Mirren, in abito da sera e scarponcini mentre maneggia una mitragliatrice: su-bli-me.
Curiosità
Brian Cox (Ivan) e Victoria (Helen Mirren) nel film interpretano rispettivamente una spia russa e una britannica, una volta amanti: nella vita reale, tuttavia, Cox è inglese mentre la Mirren, sebbene nata in Inghilterra, ha lontane origini russe.
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