L’ordine degli addendi
La proprietà commutativa dell’addizione enuncia che, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non varia. La stessa proprietà la possiamo applicare all’ultimo lavoro di Brizzi. Femmine contro maschi cambia l’ordine gerarchico gli attori rispetto al capitolo precedente (i protagonisti di Maschi contro femmine fanno qui solo piccoli camei, e viceversa), ma la nuova commedia risulta piatta e poco divertente come lo era stata la sua gemella.
Il regista cerca di sviluppare tre storie parallele, con alla base idee narrative simpatiche, per quanto elementari. Il problema è che non arriva a fondo di nessuna di queste idee, cercando di divertire con luoghi comuni e stereotipi legati al classico scontro tra i sessi e finendo per chiudere le vicende in sempre più banali e moralisti lieto fine. Non solo il film fatica a far ridere, ma anche a far sorridere. Guardando un po’ più indietro nella filmografia del regista, pare che Brizzi, dopo il boom di Notte prima degli esami, si sia sempre limitato a rimescolare le carte in tavola riproponendo lo stesso stile senza mai sbilanciarsi o cercare di migliorarsi, perdendo nel tempo in freschezza ed efficacia.
Ed è questo il limite più evidente dell’ultimo suo lavoro, che si crogiola sugli allori di un cast che vorrebbe proporsi come sinonimo di divertimento e successo, ma che questa volta – almeno per quanto riguarda il divertimento – non si dimostra all’altezza.
A cura di Simone Soranna
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