Sempre più “cozzalone”
In dialetto barese “cozzalone” significa “tamarro”, da cui Checco Zalone (“Che-cozzalone!”). Luca Medici, vero nome del comico pugliese, ha saputo creare un personaggio molto amato dagli italiani, simpaticamente naïf e molto “terrone” (come precisa lui stesso). Un personaggio che rispecchia i mali dell’Italia con ironia e falsa ingenuità. Al suo secondo film, però, il comico diventa macchietta e burattino, protagonista di alcuni sketch sicuramente da ridere, ma vecchi e, soprattutto, decontestualizzati da quello che è l’evolversi della storia. Fortunatamente, l’operazione di marketing imbastita anche sulle basi dell’enorme successo dell’esordio di Cado dalle nubi, ha fatto sì che questo secondo filmetto salisse in cima alle classifiche italiane e facesse registrare in molte sale il tutto esaurito il giorno stesso della sua uscita – cosa che lo classifica come “evento”.
La dinamica della storia è collaudata: una commedia romantica che vira al comico stereotipato, con il pugliese trapiantato al nord, senza arte né parte, goffo e burino e una bella ed educata ragazza musulmana, che sta, però, progettando un attentato di matrice islamica con il fratello e sfrutta il giovane per avere accesso alla storica Madonnina del Duomo di Milano, simbolo del Nord Italia. I mezzi utilizzati sono le solite gag situazionali che nascono dalla grossolana semplicità e dall’ignoranza di Checco (in primis i giochi di equivoci) fino alle caratteristiche gag verbali, frutto di sgrammaticature derivate sia dal parlare tipico barese, sia dalla infima istruzione del protagonista che scambia, nel discorso della bella Farah, “magrebina” per “madre bina” (a differenza della sua che è pugliese!) da cui, a cascata, una serie di battute a catena. Le discrepanze tra un nord più posato e un sud spontaneo all’ennesima potenza ritornano come in Cado dalle nubi, ma in secondo piano. Viene invece preso di mira e parodiato l’integralismo islamico e la sua chiusura netta nei confronti dell’Occidente (simbolico e comico è l’invito a cena dei i terroristi a casa Zalone, il cui capofamiglia lavora nell’esercito – ma per pagarsi il mutuo della casa!).
Ciò che emerge resta sempre e comunque la sottolineatura della meschinità insita in qualsiasi posizione politically correct, che risalta per contrappunto con la semplicioneria di Checco. Tanto per constatare quanto piccolo è il mondo e quanto è ridicolo l’Italia. Tutto sommato, ci troviamo di fronte, da un lato, ad una trama poco consistente dal punto di vista strutturale, dall’altro a un compendio di comicità alla Zalone, sempre divertente e spassosa, che dietro alla risata che genera nasconde profonde critiche al sistema e uno stimolo a essere un po’ più onesti con noi stessi.
A cura di Valentina Vantellini
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