Utopia, responsabilità e vendetta
Dopo l’entusiastica accoglienza al Festival di Toronto e alla Festa del Cinema di Roma (dove ha vinto premi dalla critica e dal pubblico), Susanne Bier ha completato l’en plein di In un mondo migliore con la vittoria del Premio Oscar per il miglior film straniero. Come nelle precedenti opere, la regista danese contrappone, anche nel giallo e nell’azzurro della fotografia, due mondi: un villaggio africano, forse nel Darfur, dominato da povertà, sabbia e crudeltà e una Danimarca fredda e rancorosa; due luoghi lontani ma permeabili dove azioni e reazioni si intrecciano inesorabilmente. I personaggi che vi abitano sono complessi e inseguono una difficile coerenza nel disordine affettivo e sociale che li circonda, continuamente al bivio tra utopia e responsabilità, tra la reazione impetuosa e il porgere l’altra guancia.
Romanzo di formazione e dramma di sentimenti
In un mondo migliore è anche il romanzo di formazione di due adolescenti difficili e sensibili, interpretati con commovente naturalezza da Marcus Ryqaard e William Johnk Nielsen, che in preda alla solitudine si confrontano con il mondo degli adulti, per loro lontano e incomprensibile. Piccoli improvvisati giustizieri che cercano l’esatta prospettiva dall’alto di una torre, credono di trovarla nella vendetta, ma capiranno che era solo bisogno d’amicizia. La Bier, senza risparmiare allo spettatore la giusta dose di suspense, insinua dubbi sul caos che cova sotto la “società civile” raccontando i sentimenti senza leziosità ne compiacimento. La tensione trattenuta si nasconde in ogni inquadratura, la tragedia è in perenne agguato sotto la fissità di sguardi tesi e malinconici quasi sempre ripresi attraverso primi piani che si allargano assecondando l’intensità delle emozioni. Inizialmente i volti sono collocati ai margini dell’inquadratura, poi virano progressivamente verso il centro alla ricerca di una giusta collocazione che solo uno di loro troverà. Alla fine del sentiero la sabbia africana avrà lo stesso colore del grano nordeuropeo.
Curiosità
Il film è stato girato in Danimarca, nelle cittadine di Faaborg e Rudkobing e sull’isola di Tasinge, e in Kenya. In un mondo migliore segna la quarta collaborazione di Susanne Bier con lo sceneggiatore Andres Thonas Jensen, dopo Elsker dig for evigt (2002), Non desiderare la donna d’altri (Brothers, 2004) e Dopo il matrimonio (After the Wedding, 2006).
A cura di Raffaele Elia
in sala ::