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Artisti si nasce o si diventa?

Artisti si nasce o si diventa?

“You’re going nowhere”, sentenzia il preside della Quarry Bank School, redarguendo un indisciplinato John Lennon allora quindicenne. Ma il “nowhere”, il “nulla”, nell’adattamento italiano, non spaventa John, perchè uno spirito ribelle come il suo non può reggere il conformismo sociale e preferisce un “luogo inesistente”, purché popolato di gente, che un posto definito in società. Nowhere Boy è la versione adolescente del Nowhere Man, brano composto da Lennon e, a sua detta, ispirato a sé stesso. Nowhere Boy è anche allusivo alla non-appartenza di John a una famiglia, alla sua non-identità anagrafica, conteso com’è tra le cure della rigida zia Mimi e l’amore stralunato della madre naturale Julia, che non lo vede da quando aveva cinque anni.

La regista di videoclip Sam Taylor-Wood confeziona una storia di formazione ritmata e a tratti melò, conferendogli l’aura di biopic sulla nascita di una figura leggendaria, tanto amata quanto controversa che negli anni Sessanta, con l’appoggio del giovane Paul McCartney, fondò The Beatles. Il protagonista John Lennon ha il volto del ventenne Aaron Johnson, attore emergente (Kick-Ass, Dave Lizewski, 2010) che, per inciso, ha poi avuto un figlio dalla regista del film in oggetto, disinibito e strafottente quanto basta per dare spessore al suo personaggio: proprio in quel periodo in cui sono gettati i semi per l’avvento non solo dei Beatles – divergenze future con McCartney incluse –, ma anche quelli del libertinismo e dell’inosservanza delle regole, che ha sempre caratterizzato Lennon fino a condurlo alla militanza pacifista accanto alla più nota delle sue mogli, Yoko Ono. Le altre prove attoriali sono impeccabili, su tutte l’accoppiata costituita da Kristin Scott Thomas e Anne-Marie Duff, interpreti delle due sorelle Smith, l’una tutrice, l’altra madre di John. Paul McCartney è invece interpretato dal minuto Thomas Sangster, di cui il vero Paul ha avuto da dire sulla bassezza di statura rispetto a Johnson. Il lungometraggio si ispira in larga parte a un romanzo scritto dalla sorellastra di John, Julia Dykins Baird (che vediamo da piccola nel film), Imagine This – Growing up with My Brother John Lennon (2007). Il risultato, nelle mani dello sceneggiatore Matt Greenhalgh, è un coming-of-age movie ben drammatizzato (molte frasi o sequenze – come quella che vede John e il suo migliore amico viaggiare aggrappati sul tetto di un autobus – sono prese da veri episodi della vita di Lennon) che ha termine con la duplice rottura del cordone ombelicale che lega il protagonista a Liverpool e alla sua adolescenza, rottura associata a due fatti: la morte accidentale della madre quando lui ha soli diciassette anni e la partenza per Amburgo con la nuova band, che segna la “scelta” di John di non uniformarsi alla società, come invece preferirebbe zia Mimi, e di essere padrone della propria vita con la chitarra in spalla – un azzardo, sempre secondo la cara zia (con cui John, però, rimarrà in contatto per tutta la sua breve vita).

Nowhere Boy è un film ben confezionato, godibile e grintoso. Viene solo da pensare se, togliendo il nome di John Lennon e quello dei Beatles, il film avrebbe perso la sua patina dorata per diventare una delle tante coming-of-age stories targate anni Cinquanta. Ai fan di Lennon l’ultima parola.

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