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cultura dell'immagine e della parola

Torino Film Festival
Burlesque

Una scena da BurlesqueAll’ultimo Festival di Cannes avevamo ammirato le ballerine “boteriane” e di cuore in Tournée, ottima opera prima di Mathieu Amalric (che vinse il premio come miglior regista), che allora ci proiettò dietro le quinte di un mondo, quello del (new) burlesque, fatto di sacrifici, improvvisazione, ma anche di tanto talento e autoironia. Oggi a Torino ritroviamo di nuovo quel tema, non un semplice modo di ballare, ma quasi uno stile di vita per certi artisti della musica, da Madonna a Lady Gaga fino a Christina Aguilera, diventate portabandiera di un certo modo di porsi e fare spettacolo. E Burlesque, seconda pellicola del regista americano Steven Antin, presentato fuori concorso, decide di raccontare quel mondo, approcciandolo grazie al musical, e scegliendo la sua regina proprio nella Aguilera.

La storia è quella di Ali, giovane cameriera di un bar, che sogna il palco, desidera cantare, rincorrendo il sogno un giorno di potersi esibire davanti a un pubblico che la osanni. L’occasione arriva quando, da una piccola città dell’Iowa, decide di muoversi verso Los Angeles. Lì trova la sua fortuna in un locale di burlesque, dove fa “gavetta”, prima come cameriera, osservando, imparando i numeri delle altre ballerine, poi diventandone la star principale. In competizione con l’altra ballerina di prima fila, ma supportata dalla padrona del locale (Cher), dal suo assistente (Stanley Tucci) e dal barista, coinquilino prima, fidanzato dopo, la protagonista corona il suo sogno (quasi sempre americano) di raggiungere un obiettivo, costi quel che costi. C’è da dire che in una trama essenzialmente semplice, un po’ scontata nelle parti recitative, la pellicola non delude più di tanto, ma anzi avvicina al burlesque ancora di più, e per di più in chiave contemporanea. Al debutto come attrice, la Aguilera è semplicemente dirompente, adatta per fisionomia e carattere, ma soprattutto appassionata in maniera giusta, per un ruolo che non si distacca molto da quello che nella realtà è già suo.

Una performer camaleontica, che sa rubare la scena (anche ad una Cher più navigata) da cui “è difficile staccare gli occhi di dosso”, in un film certamente su misura, ma che la mette alla prova. E con lei viviamo gli spettacoli, la preparazione, il trucco, i cambi di abiti, la tensione, la competizione, il gioco col pubblico, l’emozione di chi ha qualcosa da “dire” (cantando) e alla fine ci riesce. Non è un film memorabile sia chiaro, anzi, ma neanche l’ultimo dei musical visti recentemente. Con una bella colonna sonora (maggioranza di canzoni della Aguilera e lavoro di Diane Warren), Burlesque alla fine è un lavoro onesto, senza neanche troppe ambizioni, se non quella (a sorpresa) di risultare a tratti davvero godibile e coinvolgente.

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