Come una perla mondata dal fango
Precious. Ovvero preziosa, dal valore inestimabile. La protagonista del film di Lee Daniels ha per nome un aggettivo che di solito si accompagna a un gioiello, a una gemma rara, ma di raro e invisibile, nella vita di questa sedicenne di Harlem, c’è solo l’amore. Come una perla gettata nel fango, Precious cresce in una famiglia indegna di essere considerata tale. Il padre la violenta sin dall’età di tre anni, la madre vede in lei una rivale da odiare, non figlia bensì colei che l’ha sostituita nel ruolo di donna, “rubandole” il suo uomo, e nel ruolo di madre, mettendo al mondo due figli incestuosi mentre lei, lei che dovrebbe legittimamente ricoprire il ruolo di Moglie e Madre, di figlia ne avrà una sola, Precious, inconsapevole “serpe in seno”.
Ma non è un dramma familiare quello messo in scena dal regista, perché di famiglia, intesa in senso “tradizionale”, uomo – donna – figli, non c’è alcuna traccia, iniziando proprio dal primo elemento della triade, il padre di Precious, che ha contravvenuto al ruolo maschile di creatore del nucleo familiare, distruggendolo. Proprio l’elemento maschile, inteso nella veste di padre o di amico o di compagno, manca totalmente in questo film a prevalenza femminile, dove si muovono e interagiscono tra loro, nel bene e nel male, quasi esclusivamente donne e dove gli unici “maschi” sono quelli che non possono far danni, almeno non più. Questi sono i ragazzini che spintonano Precious all’inizio della storia, i figli della ragazza e il medico che l’aiuterà a partorire; si tratta, in tutti e tre i casi, di figure spogliate della loro mascolinità, in quanto non l’hanno ancora raggiunta, in quanto ancora in fasce o, nel caso di John, l’ostetrico, in quanto occupato in un lavoro “da donna”, ovvero quello di mettere al mondo i bambini. A ribadire la de-mascolinizzazione di John, vi è anche il suo interesse nei confronti di Blue Rain, l’insegnante di Precious, che, essendo lesbica, lo costringe ad essere un personaggio fondamentalmente asessuato, come i neonati o i ragazzini non ancora uomini. L’unico personaggio maschile che nel film non viene privato della sua mascolinità è proprio il padre di Precious, che però utilizza tale mascolinità in maniera sbagliata, anormale, contravvenendo alle leggi che sono alla base dei rapporti tra padre e figlia, moglie e marito. Il viso di costui non viene mai inquadrato, di lui lo spettatore vede solo il ventre nudo e le spalle mente abusa della figlia. Ventre e spalle, ma non il viso: volutamente il regista lo inquadra come farebbe con un animale mentre si accoppia con una femmina del branco, incurante come gli animali di concetti quali “moglie” e “figlia”.
Se l’elemento maschile, in questa storia, compare solo per distruggere, dividere, sta all’elemento femminile costruire e fare gruppo. L’insegnante, l’assistente sociale, le compagne di scuola sono simbolo della positività del femminile e sono loro ad aiutare Precious, gemma preziosa cresciuta nel fango, a mondarsi dal fango in cui è nata per rifulgere di una luce propria, splendida, fatta di riscatto dall’ignoranza e da una famiglia malata che questa giovane, madre e sorella dei suoi figli, ricostruirà purificando l’infamia dell’incesto con la purezza de suo amore di madre-bambina. Perché questa è Precious: una bimba che gli adulti hanno insozzato, un corpo di adolescente reso grande, enorme, dalla violenza e dagli abusi. Stringe il cuore vedere il viso di questa ragazzina piangere perché ha avuto due figli, ma non è mai stata fidanzata, vedere i suoi sogni, in cui si immagina famosa e ammirata mentre il mondo la rigetta. Precious sogna mentre è colpita dai bulletti, mentre è picchiata da sua madre. Esplicativo, in tal senso, è la scena in cui mamma e figlia guardano alla TV il film La ciociara: la ragazza, per un attimo, immagina lei e sua madre prendere il posto dei personaggi di Cesira e Rosetta, ma la sua non è una mamma premurosa. Quest’ultima, infatti, le chiede di preparare un pasto che non vuole e la costringe a mangiarlo, ad ingozzarsi, patetica parodia di quella che dovrebbe essere una delle preoccupazioni di una madre, ovvero che sua figlia si nutra. Ma questo cibo non è voluto, non la sfama, l’ingrassa e l’abbruttisce: quando Precious ha davvero fame, ecco che la madre non c’è, non se ne preoccupa, e la ragazza è costretta a rubare. Madre contro figlia, Eva contro Eva, la madre di Precious è il personaggio forse più tragico dell’intero film, ma la sua è la tragedia dell’antieroe, di colei che ha contribuito al far sì che tutto restasse maceria. Il dolore di madre, la rabbia di donna sono troppo forti in lei, tacita spettatrice degli stupri di sua figlia, e la collocano al di fuori della linea che unisce i personaggi femminili di questo film, che cercando di creare intorno a Precious un ambiente in cui lei possa vivere e non sopravvivere. Sfigurata dall’ignoranza e dall’odio, è incapace di ripulirsi dal fango e nel fango rimane, abitando una vita fatta di macerie, in cui si è barricata e ha cercato di barricare la figlia. La rabbia l’ha resa sterile, nel cuore più che nel ventre, e la lascia imprigionata in quel suo mondo capovolto che Precious riesce, invece, a lasciarsi alle spalle. Le Tenebre rifiutano di rifulgere di Luce ma Precious, luce che trafigge il buio, riesce infine a splendere lontana, abbandonando il fango, abbandonando le macerie. Perché, se non si distruggono queste ultime, non si è distrutto nulla.
Curiosità
Il film ha fatto incetta di premi, tra cui il premio Oscar e il Golden Globe come migliore attrice a Mo’Nique, per la sua incredibile interpretazione di Mary, madre di Precious.
A cura di Saba Ercole
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