I film di Roma 2010
Last Night
Dopo l’inaugurazione di ieri con il sentito omaggio ad Ugo Tognazzi, prende il via oggi ufficialmente anche il concorso ufficiale e lo fa con Last Night, opera prima come regista della sceneggiatrice e produttrice irano – americana Massy Tadjedin. La storia è quella di una coppia, formata da Joanna (Keira Knightley) e Michael (l’eroe di Avatar Sam Worthington), fidanzati dai tempi del college e sposati da quattro anni, che si trovano a doversi confrontare con i rispettivi dubbi e gelosie. Lui alle prese con una nuova collega, Eva Mendes, lei con un suo ex fidanzato francese (Guillaume Canet), riapparso a New York dopo qualche tempo. Entrambi tentati, entrambi sedotti, in una notte scopriranno le proprie debolezze e fragilità. Con il pretesto della gelosia e della crisi di coppia, la regista riesce ad analizzare in chiave moderna (e non così mediocremente come potrebbe sembrare ad una prima visione del film) temi come quelli del tradimento, del desiderio e del potere della seduzione.
“Abbiamo lavorato molto sui primi piani – racconta la regista – stando attenti alle espressioni e ai dettagli, ma anche sul campo lungo. È stato significativo dare importanza soprattutto al linguaggio del corpo che è servito per catturare al meglio il tema che volevamo trattare”. “Il copione – dice Keira Knightley – era meraviglioso e ho accettato subito. Non è un film moralista, anzi credo che la forza della pellicola stia proprio nel non prendere una posizione precisa ma di lasciare allo spettatore il confronto con la propria esperienza personale”.
Ispirata a Breve incontro di David Lean e con qualche richiamo (soprattutto all’inizio) ad Eyes Wide Shut di Kubrick, la pellicola, anche se non con grossi meriti narrativi, stimola alla riflessione, lascia aperta l’analisi, senza influenzare più di tanto, anche se qualche domanda (ce) la pone. Interessante vedere invece in vesti diverse sia la Mendes (meno femme fatale del solito e più “castigata”) e la Knightley, forse il personaggio “migliore” insieme a quello di Guillaume Canet. “Mi ha affascinato la veridicità della storia – dice l’attore e regista francese – perché la pellicola pone l’accento anche su un dato di fatto di oggi, e cioè quello che le donne abbiano assunto una posizione nuova, più equilibrata ed emancipata e che gli uomini al contrario siano più sensibili, che abbiano più coscienza ad accettare le proprie debolezze”.
È più grave l’infedeltà fisica o quella mentale? Chissà..
A cura di Andrea Giordano
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