Due metri cubi di cinema
La tafofobia è una patologia realmente riscontrata e riguardante la paura di essere sepolti vivi. Il tema non è sicuramente nuovo, ma è stato trattato a partire dalla letteratura di Edgar Allan Poe (lui stesso soffriva di quella fobia), fino ad arrivare a molto cinema horror (e non solo) contemporaneo. Quello che Buried ha di diverso rispetto a quanto già visto è l’ambientazione: tutto il film è infatti girato all’interno di una bara. Quella che può sembrare una limitazione diventa invece per il regista esordiente Rodrigo Cortés la possibilità di sperimentare un action movie tutto girato all’interno di due metri cubi di (poca) aria.
La sorpresa è che l’operazione gli riesce benissimo. Perché per tutta l’ora e mezza abbondante del film lo spettatore si sente veramente all’interno della bara di Paul, vivendo con lui i respiri affannosi, la mancanza di luce e la ricerca di una via di uscita. La scommessa di Cortés è vinta e francamente poco importano le critiche di chi sostiene che il film sia poco riuscito o che tutto il suo fascino stia solamente nella location o nell’epilogo. D’altra parte sono esagerati alcuni paragoni (utilizzati anche nel lancio del film) al cinema di Hitchcock, che viene semplicemente citato: Buried è qualcosa di diverso, un esperimento ben riuscito che però non basta a fare del regista un maestro del genere (qualcuno sa che fine hanno fatto i due autori di The Blair Witch Project?). Di sicuro ha un senso del ritmo non indifferente, sa rischiare quanto basta (raramente si erano viste tante scene completamente buie in un film) e ha la capacità di tirar fuori inquadrature davvero sorprendenti in uno spazio angusto come quello di una bara. C’è anche un pizzico di ironia nei confronti delle istituzioni americane, utile più per la crescita del climax della narrazione che per una vera critica al sistema, che francamente passa in secondo piano.
Notevole anche l’interpretazione di Ryan Reynolds, che riesce a non gigioneggiare o esagerare come avrebbe potuto. Si fatica a trovare grossi difetti al film, e fa sorridere chi vuole per forza scovare dei bloopers sulla durata della batteria del cellulare o sulla presenza di una rete sottoterra: a ben vedere viene data una spiegazione logica anche a questi fatti, ma qui non è quello che conta. C’è un uomo sepolto vivo e ha il tempo di un film per salvarsi. Questo è Buried, che piaccia o meno.
Curiosità
Buried è costato decisamente poco, meno di due milioni di dollari, e ha trovato distribuzioni più ampie del previsto, uscendo anche nelle nostre sale, grazie a una applauditissima proiezione al Sundance 2010.
A cura di Alberto Brumana
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