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La fiaba del disagio

La fiaba del disagio

Un grande affabulatore si aggira all’interno di un condominio di santi. Ascanio Celestini gira e recita in manicomio, nel padiglione 18 del “Santa Maria della Pietà” di Roma per raccontare, lontano da ogni effetto documentaristico e con il consueto realismo magico, il mondo visto dai poveri matti. Un universo, popolato da bambini-commedianti o deficienti, donne che leccano gli uomini, pasticche marziane e suore petomani, in cui ogni espressione evoca il disagio mentale e dove è sottile il confine tra comico e tragico e tra realtà e fantasia. Tutti i temi, anche i più duri, sono trattati senza enfasi, dagli interrogativi sull’origine della follia fino all’efficace associazione tra manicomio e supermercato, luogo simbolo, anche cinematografico (cfr. Zombie – Dawn of the Dead, George Romero, 1978), dell’alienazione e dell’ordine maniacale.

Dal palcoscenico al cinema
Nel buon cast di attori spicca l’espressività attonita e la presenza scenica, discreta e imponente al medesimo tempo, di Celestini. La trasposizione del testo dal palcoscenico al cinema riesce nella prima parte, dove si è cullati dalla voce interiore, monotona e suadente, del protagonista e dai dialoghi bizzarri dei bambini, poi l’entrata in scena di troppi personaggi genera una discontinuità visiva e narrativa che interrompe, a tratti, la magia. Anche le frasi ripetute all’infinito come una nenia, ipnotiche a teatro, sono “disinnescate” dalle necessità del montaggio. Un “Elogio funebre del manicomio elettrico” dove nei favolosi anni Sessanta si curavano i pazienti con l’elettroshock, un puzzle incantato di memorie, miracoli, allusioni e paure, che nel poetico e struggente finale diventa un’invocazione dolorosa, intensa ma mai gridata come nello stile dell’autore, rivolta a tutti quelli che sono al di la del cancello.

Curiosità
Le riprese del film, durate sette settimane, sono state effettuate a Roma tra via Palmiro Togliatti, via Collatina, la tangenziale ed il raccordo anulare. La sceneggiatura è tratta da storie raccontate da internati riprese dalle cronache dei giornali. Il film, in concorso alla mostra del cinema di Venezia, è stato accolto con calorosi applausi dal pubblico del Lido e ha vinto il “Premio Fondazione Mimmo Rotella”, presidente della giuria regista Mimmo Calopresti.

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