Un doppio Norton non vale due Coen
In Italia lo conosciamo poco, eppure Tim Blake Nelson pare sia un ragazzo davvero in gamba. È un caratterista molto quotato, tanto da aver lavorato con gente come Terrence Malick e i Coen. Ha anche una sua credibilità come regista, avendo diretto un cortometraggio, un film per la tv e una manciata di lungometraggi. In più, come si è sentito in Fratello dove sei?, ha una bella voce. E da giovane era pure un buonissimo giocatore di hockey. Insomma, un uomo di multiforme talento, che qui vediamo alla prova contemporaneamente come regista, sceneggiatore e spalla del (doppio) protagonista Edward Norton. Complimenti per la versatilità, un po’ meno per il film, che purtroppo non riesce a sollevarsi dal piano della mediocrità.
L’idea sarebbe quella della tragicommedia, dove inizi ridendo e finisci in un bagno di sangue e depressione. Il problema è che la parte comica non fa abbastanza ridere (un po’ sì, ma non abbastanza), mentre quella tragica risulta piuttosto lenta, involuta e inutilmente macchinosa. Colpa della cultura (mal assimilata), verrebbe da dire. Perché lo spunto iniziale è buono, col meccanismo della commedia degli equivoci applicato all’incontro-scontro tra il gemello brillante e quello che si è perso per strada. Edward Norton, dal canto suo, è bravo a calarsi nel duplice ruolo di secchione tormentato e post-hippie fattone, confermandosi di fatto un gran mattatore. Peccato che a un certo punto la sceneggiatura inizi a incagliarsi tra digressioni filosofiche e citazioni gratuite di Walt Whitman. Così, proprio nel momento in cui ti aspetti il salto di qualità, il film si perde.
L’aggravante definitiva, comunque, è l’eccessiva vicinanza alle atmosfere tipiche dei fratelli Coen (coi quali, appunto, Nelson ha lavorato come attore), che purtroppo spinge lo spettatore a confronti impietosi. Lo humour amaro, la figura del professore la cui vita va progressivamente e ineluttabilmente a rotoli e l’inserimento nella vicenda di una comunità ebraica, sono elementi che non possono non far pensare al recente A Serious Man, un film di levatura decisamente superiore rispetto a Fratelli in erba. Spiace dirlo, ma l’eclettico Tim, da questo punto di vista, avrebbe quantomeno potuto evitare di darsi la zappa sui piedi.
A cura di Marco Valsecchi
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