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cultura dell'immagine e della parola

Aspetta e spera
Venezia, 5 settembre

Renato Pozzetto in Il ragazzo di campagnaDurante la Mostra, nonostante gli sforzi, capita di perdere qualche bel film che invece altri hanno visto. Succede ogni anno. Fino a questo punto, stando ai commenti sparsi, pare che mi sia perso i seguenti film: Jean Gentil, di Israel Cardenas e Amelia Guzman, Incendies, di Denis Villeneuve, Silent Souls, di Fedorchenko. Quest’ultimo, sicuramente, vincerà il Leone d’Oro come successe nel 2006 con Still Life. Un tipo fuori dallo stand della Nastro stava raccogliendo scommesse sul film vincitore della sezione La situazione comica, lui puntava tutto su Il ragazzo di campagna. Ma ho dovuto dirgli che quella sezione non è un concorso e c’è rimasto male. Abbiamo brindato comunque in onore di Artemio e ce ne siamo fatti una ragione.

E poi, succede pure che in una giornata come questa vedi: Post Mortem, un film cileno che intreccia lotta politica (il golpe del 1973) e intrigo amoroso tra il ruvido Mario e la ballerina Nancy, il tutto a partire dalle mura di un obitorio e firmato da Pablo Larrain (quello di Tony Manero); Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame, di Tsu Hark, megaproduzione fanta-action-spy-giallo in Concorso e in lotta pure per il premio ‘titolo più lungo della Mostra’ (l’altro è un film di Lina Wertmuller del 1978: Un fatto di sangue nel comune di Siculiana fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici); un film, Essential Killing, del polacco Jerzy Skolimowski, in cui si racconta di un talebano (Vincent Gallo) che non spiccica una parola e che prima fa saltare in aria tra americani, poi viene preso, poi riesce a scappare e durante la fuga gliene succedono di ogni e alla fine non ve lo scrivo; un film, Hai paura del buio?, esordio di Massimo Coppola presentato all’interno della Settimana della Critica, che esplora tanti piccoli universi con garbo e coraggio; un film d’animazione che mi pare proprio una chicca, a partire dal titolo, Pequenas voces del duo colombiano Jairo Carrello e Oscar Andrade, che raccoglie i racconti di alcuni bambini colombiani vittime della guerra civile. Insomma una giornata che ha le sembianze di un on the road clamoroso: Cile, Cina, Polonia, Italia/Romania, Colombia.

Certamente una giornata segnata dallo spirito di sopravvivenza e dalla lotta per la sopravvivenza. Che in questi film ha assunto le forme più diverse. Post Mortem (e speriamo che lo acquisti qualcuno!) è un film terribilmente duro, potente, sconvolgente, capace di impressionare e angosciare senza perdere l’attenzione a far riflettere e a mettere al centro del discorso una domanda: impegno o indifferenza? Essential Killing racconta una fuga, inseguendo i codici di un vero genere cinematografico, e di conseguenza rappresenta una lotta contro il tempo adrenalina ma che non riesce sempre ad essere emozionante. Hai paura del buio si sofferma sugli sguardi, sui dubbi e le aspettative, mentre Pequenas voces è pura sopravvivenza. Un cinema che resiste, necessario.

Durante la Mostra, nonostante gli sforzi, capita che uno tenti di indovinare il titolo del film a sorpresa ma non riesca mai ad azzeccarci. Ora, ci sono due correnti filosofiche, più un’incognita: la pista orientale (Il fossato di Wang Bing?), quella europea (bho! The Tourist, di Florian Henckel von Donnersmarck?) e l’incognita americana (Fincher con The Social Network?). Si, vabbè, aspetto e spero. E come dice Artemio: «Ho interessanti prospettive per il futuro!». Ma speriamo di non essere costretti a dire: «Ma come? Lei non mi ha lasciato morire nell’acqua, per affogarmi nella merda???».

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