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cultura dell'immagine e della parola

Venezia, i film:
La passione

Corrado Guzzanti in La passioneLa commedia brillante, a tratti tragicomica, torna di gran moda alla Mostra dopo la presentazione odierna alla stampa de La passione, l’ultimo lavoro del regista padovano Carlo Mazzurati (a 10 anni esatti da La lingua del santo) habituè della kermesse veneziana, alla sua terza volta in competizione. Nello scenario della Maremma toscana, un regista, dimenticato dal sistema e in cerca di un nuovo soggetto per un film, interpretato dal bravo Silvio Orlando, si trova suo malgrado coinvolto nella direzione artistica e messa in scena della rappresentazione della Passione di Cristo. Un susseguirsi di capovolgimenti e situazioni divertenti sono tali soprattutto grazie ad un otttimo gruppo di lavoro: da una Stefania Sandrelli (sindaco locale) a Corrado Guzzanti (meteorologo teatrale), da Giuseppe Battiston (ex ladro pentito, qui nei panni improvissati di Cristo) e Kasia Smutniak (barista, ma perfetta Maria Maddalena) fino a Cristiana Capotondi.

“Mi sono trovato in una disavventura analoga – racconta Carlo Mazzacurati –. proprio come il personaggio interpretato da Silvio. Per molti anni è stato un racconto da intrattenimento, poi un amico mi ha suggerito di trasformarlo in un film, se no penso che non sarebbe mai nato ”. I toni non sono sempre leggeri e si fanno più seri quando si avvicina il giorno della processione, banco di prova per l’Orlando furioso col mondo. In realtà c’è di più dietro a questa pellicola nata per caso, c’è il desiderio di rappresentare quella sensazione di smarrimento e di perdita dell’ispirazione che può colpire i registi o gli artisti in quasi momento della loro vita professionale. Se poi la rinascita umana, e lavorativa, riparte da quasi di inaspettato, allora che ben venga. “È un film sul sentirsi nudi – continua il regista – sulla paura di non essere capiti e derisi.”

E il film diverte, soprattutto in alcuni passaggi, ma fa riflettere, anche se poi la totale approvazione stampa stenta davvero ad arrivare. In ottima forma (bisogna dirlo come sempre) Giuseppe Battiston, che incarna, in maniera duplice e funzionale, bene e male, peccato e redenzione, in unico personaggio, e Silvio Orlando “mai lavorato così in maniera serena con un gruppo e un regista”, che due anni fa si tolse la soddisfazione di vincere (meritatamente) l’ambita Coppa Volpi come miglior attore per Il papà di Giovanni. Insomma Mazzacurati (già Leone d’Argento per Il toro nel ’94) propone, Tarantino dispone.

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