Intervista a Lloyd Kaufman – Parte 2
Continua la nostra lunga intervista estiva a Lloyd Kaufman, il mitico fondatore della Troma. In questa seconda parte, si parla di New York e di South Park.
Nicola Bozzi: Quanto pensi abbia influito la città di New York, come ambiente, nel far diventare Troma quello che è? C’è qualche altro posto, per esempio in Europa (magari Amsterdam, con la sua mentalità un po’ squat), dove pensi potrebbe nascere un’altra Troma?
Lloyd Kaufman: Ottima domanda. In realtà a New York non c’è apprezzamento per Troma, a parte mia moglie che è nella New York State Film Commission. Quindi lei ci apprezza, e il governatore ha redatto una proclamazione, un certificato sulla Troma, dieci anni fa, quando abbiamo avuto il nostro 25esimo anniversario. Ma è tutto lì, New York è più interessata ai grossi film. Sapete, il sindaco ha un grosso party ogni anno per l’industria cinematografica, e magari ci sono un migliaio di invitati, ma io non vengo mai chiamato. Anche se la maggior parte di quella gente non fa film… sono burocrati, commesse… be’, avete capito.
Vuk Radic: E tua moglie la invitano?
LK: Sì, lei la invitano. E mi porta, anche se mi sento insultato e non voglio andare, ma ci vado lo stesso per supportare lei. La invitano a molte delle anteprime, tipo la premiere di The Bounty Hunter, e quindi ci devo andare anch’io, anche se so che sarà una merda. E poi in effetti è una merda. Non tutto il mainstream è un merda, eh, però la maggior parte sì. District 9 è molto bello, e Whip It, il film di Drew Barrymore con la ragazza sui roller, anche quello molto bello, tipo Frank Capra. Ma vedete, penso che la Troma sia più apprezzata in Europa,. La Cinémathèque Française fa eventi sulla Troma, oppure questo posto qui (Filmmuseum di Amsterdam, NdT). La New York Film Society non organizza mai eventi Troma. Magari le università, ma non il Film Museum di New York. Ad Amsterdam, a Tokyo, a Parigi, la gente guarda a Troma come ad una forma d’arte, ma a New York non ci apprezzano granché.
NB: A proposito di forme d’arte, volevo chiederti una cosa. John Waters ha scritto che la cinematografia exploitation è l’unica che si avvicina alla temuta parola “arte”. Sei d’accordo? Cosa ne pensi?
LK: Non mi piace il termine “exploitation”, perchè Avatar è un film exploitation. Sfrutta i Puffi e gli indiani, giusto? Voglio dire, il film con Johnny Depp, Alice in Worderland, quello è exploitation… Sfrutta Johnny Depp… La parola “exploitation” l’hanno inventata Rupert Murdoch e l’elite per insultare gli artisti indipendenti. Van Gogh l’avrebbero chiamato artista exploitation ai tempi, perchè faceva quei dipinti selvaggi. Durante quegli struggenti dieci anni in cui ha dipinto, sono sicuro che lo chiamavano artista exploitation. Quindi direi che è una brutta parola in realtà. E John Waters, ovviamente, è diventato abbastanza mainstream…
VR: Si è venduto?
LK: No, non si è venduto, no, però è più questa cosa da middle class… non è mai stato davvero sovversivo. I suoi film sono molto borghesi. Sono divertenti, ma non dicono “lavoratori unitevi” e “liberatevi di Rupert Murdoch”, non hanno quel messaggio. Dicono: “Cresciamo dentro al sistema, facciamo i gattini educati. Avremo delle scene oltraggiose, ma non rompiamo il cazzo a McDonald’s, non rompiamo il cazzo allo status quo.” E a me piace Fidel Castro, quindi… Adesso non tanto, mi piaceva di più negli anni Sessanta.
NB: Ecco un’altra cosa che ti volevo chiedere: l’importanza della satira rispetto allo shock dell’esplicito, per esempio. Perchè ho notato, nella comicità ed in generale nei film americani (tipo il porno e l’horror, che sono generi molto americani) che tutto deve essere esplicito. Quindi, quant’è importante l’esplicito nei film della Troma? Pensi sia una parte della cultura americana?
LK: Non fa parte della cultura americana, che è molto conservatrice, molto religiosa. Non abbiamo ancora capito se una donna ha diritto o no al proprio corpo. Quindi penso che Troma abbia aperto le porte a South Park. Sai, quei ragazzi hanno iniziato con noi, e sono molto influenzati dalla Troma. La Troma è stata una grossa influenza anche su Peter Jackson (veniva a vedere Toxic Avenger e Class of Nuke’em High) e ovviamente per me il grand guignol è stata un’influenza dell’originale teatro francese, e anche il Chien Andalou di Buñuel mi ha dato delle idee. Ma penso che lo facessimo più che altro perchè era divertente, come un cartone, tipo i Looney Tunes. Il primo Toxic Avenger e Mother’s Day, il film di mio fratello, sono più influenzati dai cartoni animati. Personalmente i miei film sono tutti satira sociale, penso sia il modo migliore di far uscire dei film che possano cambiare il mondo. Il miglior modo di portarli al pubblico è con lo humour, e nel mio paese la satira sociale è abbastanza morta. E Troma ha aperto un po’ la porta, ma adesso South Park è esploso, e quasi ogni film, gli horror hollywoodiani da 80 milioni di dollari, provano a far ridere allo stesso tempo. Ma non ci mettono la satira dentro, ed è quello l’errore, perchè così sono solo stupidi.
NB: Sempre a proposito di South Park, cosa pensi del fatto che sia diventato mainstream? C’è questa voce (non so se sia vero) che l’episodio su Tom Cruise e Scientology, Trapped in the Closet, sia stato bloccato prima della seconda messa in onda per via di pressioni dell’attore su Viacom. In pratica li aveva minacciati di non promuovere più Mission: Impossible 3, e siccome film e South Park erano entrambi della stessa compagnia alla fine l’hanno fermato. In sostanza, come pensi che la satira di South Park, che io credo sia molto buona, venga fuori in questa struttura mediatica gigante?
LK: Quei ragazzi sono dei geni. Hanno preso lo humour della Troma e l’hanno reso mainstream. Ma sono molto sovversivi, ed è bellissimo vedere le loro idee in Tv ed al cinema, perchè hanno un bel messaggio per il pubblico americano. E Tom Cruise spara cazzate, davvero. Sfortunatamente lo show è stato censurato qualche volta, ma comunque grazie a internet quei clip sono ovunque. Se siete interessati, ho fatto un’intervista con Trey Parker sul doppio DVD di Cannibal! The Musical. Gli faccio queste domande, e lui mi ha detto che nel caso dell’episodio su Maometto (Cartoon Wars, NdT) non è rimasto sconvolto quando l’hanno censurato, perché non voleva che la gente fosse uccisa. Era preoccupato che, magari non lui, ma qualcuno nella sua compagnia potesse beccarsi una bomba nella sala montaggio. Ha detto che non vale la pena rischiare quelle situazioni pericolose.
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