Verrà l’amore e avrà i tuoi occhi
Brotherhood, ovvero Fratellanza. Un sentimento che nel film di Nicolo Donato viene ripetutamente violato. Quella del regista danese, infatti, non è semplicemente una tragica storia d’amore tra due uomini iscritti al partito nazionalsocialista, così come non è un’elegia sulla forza nobilitante e salvifica dell’amore. Jimmy e Lars si amano ma questo non basta a convincere il primo della necessità di abbandonare il gruppo, prima che tutti sappiano, prima che sia troppo tardi; si amano, ma ciò non basta a salvare Jimmy dalla vendetta di una delle sue vittime. Ciò che avrebbe potuto salvare i due amanti non è l’amore, ma la fratellanza, ovvero quel sentimento che Patrick, fratello di Jimmy, tradisce perché invidioso, perché addolorato, perché a sua volta tradito dal fratello. Jimmy dunque, così come Patrick, è colpevole di tradimento nei confronti di suo fratello e del gruppo, in cui aveva la sua “famiglia”, ai quali era unito da un sentimento di fratellanza.
Film criticato da più parti per aver ceduto ai soliti cliché sui neonazisti, pochi recensori si sono fermati a considerare che, in effetti, il neonazismo è fatto di vuoti cliché, di slogan triti e ritriti, di saluti da vecchio cinegiornale in bianco e nero. Anche la violenza contro i diversi, siano questi ebrei o mussulmani oppure omosessuali, si alimenta dello stesso odio vecchio di anni, di secoli. Vecchio quanto gli uomini. Con le svastiche e il Mein Kampf, Donato non banalizza la realtà dei gruppi neonazisti, ma mostra la nullità, la banalità di questa realtà, di queste facce che nulla hanno da dire e per questo ripetono frasi non coniate da loro, i cui cuori per battere hanno bisogno di sentimenti inculcati in loro da altri, dell’odio messo in loro da altri per i diversi, per chi non fa parte del gruppo. Proprio perché il nulla li circonda, ecco che il gruppo diventa Tutto; un gruppo tenuto unito, prima ancora che dai valori condivisi, dal sentimento di fratellanza, da quei valori ispirato. Questo contrasto tra il nulla e il gruppo è efficacemente espresso da Donato attraverso ambienti anonimi ed essenziali, privi di calore, sempre molto piccoli, a cui contrappone i corpi uniti del branco, della “famiglia”, unita in un abbraccio che non deve essere spezzato.
È per questo che, sebbene sia Lars l’elemento più facilmente eliminabile dal gruppo, non tanto a causa della sua omosessualità bensì in virtù della reciproca diffidenza, è Jimmy che vediamo, a fine film, lottare tra la vita e la morte. Lars non tradisce il gruppo perché non li ha mai davvero considerati suoi fratelli; Jimmy, invece, tradisce sia la sua famiglia di sangue, ovvero Patrick, sia la sua famiglia acquisita, ovvero il partito: con lui viene meno la coesione del gruppo ed è, per questo, fortemente simbolico che lui venga colpito da una vittima dei tempi in cui del gruppo faceva ancora parte. I sentimenti di Lars avrebbero desiderato salvare Jimmy, ma nulla possono contro il sentimento di fratellanza tradito. Forse perché l’amore unisce, ma in realtà è incapace di salvare.
Curiosità
Brotherhood ha vinto il premio per il Miglior Film al Festival de Cinema di Roma.
A cura di Saba Ercole
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