Scheletri nascosti nell’armadio di famiglia
Usanze secolari e ingenua miopia dei padri versus libertà di espressione e trasgressione della nuova e smaliziata generazione dei figli: insomma, il mondo sta cambiando anche nella rigida comunità italo-americana (con l’immagine ricorrente della prigione a indicarne la chiusura mentale) e chi è un po’ più in là con gli anni sente l’esigenza di un corso di aggiornamento e di una sofferta ribellione agli schemi voluti dalla tradizione. A City Island, frazione del Bronx, la chiamano la differenza tra gli “scavatori di vongole” – quelli che restano (attaccati alle tradizioni, alla casa degli avi ecc.) – e i “mangiatori di molluschi” – quelli che se ne vanno (ovvero, quelli che tagliano i ponti con la famiglia allargata per manovrare liberamente le redini della loro vita). I segreti, però – quegli scheletri nascosti nell’armadio per paura di dure reazioni e castranti rimproveri da parte della famiglia – , campeggiano nella vita di entrambi gli schieramenti e non ne vogliono sapere di venire a galla. Quando in questo mondo mette, però, piede lo straniero (il figlio segreto di Vince Rizzo), elemento destabilizzatore e di novità, nella docile e bigotta comunità italo-americana succede il finimondo e gli scheletri iniziano a uscire dagli armadi e a vivere di vita propria.
City Island è una commedia con la “c” maiuscola, piacevole, brillante e vicina al pensare comune; scritta con professionalità e cognizione di causa, dai singoli beat, ossia i botta e risposta che costituiscono, uno dietro l’altro, la scena unitaria, al quadro generale della storia, che sussiste nella sua esile trama grazie al gioco di segreti nascosti, malintesi, doppi giochi e fantasie bizzarre. Ogni personaggio è polarizzato nei limiti del verosimile, con particolare attenzione per Vince Rizzo senior, nella genuina interpretazione di Andy Garcia, e Vince Rizzo Junior, reso simpaticamente bislacco dal giovane Ezra Miller, in quello che sembra un upgrade di Harold & Maude. Torna anche alla ribalta, in versione sexy madre frustrata, Julianna Margulies, la Carol Hathaway di ER- Medici in prima linea, dal carattere forte e deciso che fa a botte con quello del marito (se avete visto le puntate della sitcom Scrubs in cui la stessa interpretava un affascinante avvocato senza scrupoli che usa gli uomini come zerbini, potete avere un’idea del nuovo aggressive look della bella attrice). La pellicola è stratificata in un image system (nella terminologia del guru degli sceneggiatori Robert McKee) articolato in set-up e pay-off ben dislocati nell’intreccio; in metafore a grappolo (una per tutte, quella della prigione), in tagline incisive (vedi, ad esempio, il voice-over introduttivo e di chiusura) e comic gap che si applicano alla singola situazione, alle battute e ai personaggi.
É anche un esercizio di meta-cinema, in cui l’ex “intoccabile” Andy Garcia diventa interprete di sé stesso partecipando, nei panni di Vince Rizzo, a un’audizione per un film di Martin Scorsese, in cui vestirà i panni (guarda un po’!) di un mafioso (e qui ritorna la figura retorica della prigione, per cui l’italo-americano è destinato, anche nella finzione, a rimanere ingabbiato nell’interpretazione di sé stesso o, meglio, del suo peggior stereotipo). Per finire, l’ironia utilizzata dal regista e sceneggiatore Raymond De Felitta è una trasposizione da manuale dell’ironia che nasce dallo scompenso generato tra il punto di vista privilegiato dello spettatore e le minori informazioni a disposizione dei personaggi. E se il pubblico conosce più di quanto sanno gli attanti, si crea la suspense e la risata è assicurata in anticipo. I buoni sentimenti, il buon senso e il riscatto finale non mancano, con il climax in cui tutti i nodi vengono al pettine nello showdown di tutti i segreti della famiglia Rizzo, a rapporto nel viale antistante la casa degli avi. La conclusione è un dato di fatto: ora, come prima, City Island – come qualsiasi altra realtà di “provincia” – mantiene viva la distinzione tra chi resta e chi se ne va. Chi resta, tuttavia, acquista una nuova consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie possibilità al di fuori della nicchia familiare. E la vita delle due generazioni continua su binari paralleli, ma sale a un livello superiore. “C’est la vie” in “Le Bronx” come, del resto, in “tout le monde”.
Curiosità
Dominik Garcia-Lorido, che nel film interpreta la figlia di Vince e Joyce Rizzo, è, nella realtà, figlia dello stesso Andy Garcia.
Filmografia
• City Island (2009)
• Ricomincio da me (2006)
A cura di Valentina Vantellini
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