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cultura dell'immagine e della parola

Nascondiglio alla Croisette – 1

Lo Studio 13, dove vengono proiettati i film della Quinzaine des RealisateursLa Quinzaine des Réalisateurs, creata nel 1969, rappresenta un mondo parallelo a quello del Festival di Cannes, appena tollerato da quello ufficiale. E’ già tanto se nel depliant del programma una facciata sia dedicata a questa manifestazione, anche se solo per le sue proiezioni in prima visione, quelle del Théatre Croisette. Prendendo il depliant specifico di questo festival ‘alternativo’ si scopre infatti che ci sono anche altre due sale, dove i film passano in replica.

Negli anni scorsi, quando volevo recuperare dei film della Quinzaine, venivo puntualmente dissuaso dagli operatori degli sportelli d’informazione cui chiedevo indicazioni sull’ubicazione delle sale. “Ma scherza? E’ lontanissimo”, “Ci vuole più di un’ora a piedi”, “Ci sarebbe un autobus che però passa molto di rado”, queste le motivazioni. Quest’anno decido che è la volta buona. Ho perso il film di inaugurazione, lo storico documentario di Agnes Varda, Lions Love del 1969, ho molto tempo a disposizione e in fondo Google Maps mi dà questa fantomatica sala, che si chiama Studio 13, a soli 22 minuti a piedi. Ce la posso fare? Yes we Cannes (per citare una scritta che campeggia ovunque, anche se mi obbliga al plurale maiestatis)! Messomi in marcia, capisco i motivi di chi mi sconsigliava. Non si tratta di una distanza fisica, ma di una distanza ideale. Per arrivare si passa in una specie di terra di nessuno, un lungomare stile Gabicce di sera buio e deserto (la Croisette con le sue luci e starlet è letteralmente agli antipodi), e poi per una zona dormitorio fatta di residence, un po’ alla Milano 2. Finalmente arrivo allo Studio 13, una piccola palazzina in mezzo a un cortile sterrato. Dentro scopro un ambiente davvero anomalo, se penso di essere pur sempre a Cannes. Un cinemino a conduzione famigliare, con tanto di bacheca con appese cartoline e foto delle vacanze, vicino alla cassa. C’è anche un piccolo ristorante, con la cucina composta da ben sei fornelli, due friggitrici (l’ambiente è impregnato di odore di fritto), un microonde. E in mezzo ai tavoli del ristorante, una bella pianola! In un’altra sala, utilizzata per i corsi di danza, c’è una mostra di poster. Sono sempre più convinto di essermi infilato in una distorsione spazio-temporale che mi ha portato in un circolo Arci romagnolo, quand’ecco che vedo una parete tappezzata con fogli A4 plastificati, riportanti ognuno i titoli delle repliche della Quinzaine. In alcuni c’è un asterisco che corrisponde al “debat” che inorridirebbe Moretti. A tutto c’è una spiegazione razionale: le pur numerose sale di Cannes, oltre al Palais, sono intasate dalle proiezioni del Marché, ed evidentemente, per repliche della Quinzaine, non rimaneva di meglio.

Ma giunge l’ inizio del film. Entro in sala: si tratta di un vecchio teatrino dal parquet incredibilmente consunto. Comincia il film. Incredibilmente la prima scena è la ripresa di uno spettacolo proprio in una saletta teatrale scalcinata come quella! Siamo al metacinema! E al metateatro!

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