Trappola per un secondino
Una prigione per detenuti molto pericolosi, un’insurrezione, un killer cattivissimo e una giovane guardia giurata al primo giorno di lavoro sono i principali ingredienti del sorprendente prison movie spagnolo Cella 211. Una pellicola che emoziona e coinvolge, grazie a una sceneggiatura che riesce a raccontare un dramma carcerario con lo stile e il ritmo di un thriller avvincente.
Dopo la rivolta all’interno del penitenziario i ruoli non contano più, i destini si intersecano e buoni e cattivi si confondono in un’alternarsi di violenza, complotti e critica sociale.
La regia, dinamica ma non compiaciuta, moltiplica le fonti della visione attraverso telecamere di controllo e televisori annidati nei labirintici corridoi della prigione.
Nel cast affiatato spiccano l’esordiente Alberto Ammann, capace di rendere le contraddittorie emozioni del secondino caduto in trappola, Luis Tosar, che entra in scena con un’inquietante ripresa “di nuca” nei panni di Malamadre, un cattivo che incute veramente terrore e Antonio Resines il cui commissario Utrilla è la materializzazione di tanti odiosi poliziotti ex franchisti usciti dalla penna di Martin Vasquez Montalban.
Una storia di odio, vendetta e amicizia virile con un finale inesorabile come il secco boato di una cella che si chiude.
Curiosità
Il film ha vinto 8 premi Goya 2010, tra cui quello per il miglior film, ed era presente nella sezione Le giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia 2009. Cella 211, tratto dall’omonimo romanzo di Francisco Pérez Gandul, è stato girato nella prigione provinciale di Zamora, in disuso da diversi anni. Il film è dedicato a Luis Ángel Puente, un pompiere di Zamora che ha partecipato alle riprese e poco dopo è morto salvando due ragazzi caduti in un fiume.
A cura di Raffaele Elia
in sala ::