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cultura dell'immagine e della parola

Il graffito
che non imbratta

L’outdoor advertising, di per sé, è fonte di inquinamento. Questo è un dato di fatto. Utilizzo di inchiostri e vernici nei processi di stampa, produzione e trasporto della carta, impiego di solventi chimici per la pulizia a fine campagna: sono tutte voci in negativo sul bilancio ambientale. Una via ogni giorno meno percorribile, se si pensa a quanto in questi anni la filosofia green stia acquisendo importanza in ambito promozionale. Che fare? I primi a porsi il problema sono stati gli olandesi, che nel 2006 hanno proposto la soluzione GreenGraffiti. Di che si tratta? Semplicemente dell’utilizzo di uno stencil e di acqua ad alta pressione che, pulendone la superficie, rende visibile il logo del cliente sul manto stradale. Un sistema verde, sostenibile e soprattutto economico, se si tiene conto che per produrre un’affissione pubblicitaria servono circa centro litri d’acqua, mentre per realizzare un logo impresso tramite idropulitrice se ne impiegano meno di dieci, bypassando di fatto tutta la filiera di costruzione del cartellone.

Nei Paesi Bassi il metodo GreenGraffiti è un business dal 2008. In Italia, invece, inizia proprio in questi giorni a muovere i primi passi, grazie a un gruppo di giovani imprenditori romagnoli che hanno acquisito i diritti per la nostra nazione dalla casa madre olandese. Le prospettive per una rapida diffusione di questa forma pubblicitaria ci sono tutte, anche se – come spesso accade alle innovazioni – i pionieri dell’eco-advertising dovranno scontrarsi con alcune incertezze e buchi legislativi. Innanzitutto, non esistendo alcuna forma di regolamentazione riferita a questo tipo di campagne, non è chiaro se l’azienda dovrà pagare per poter brandizzare il suolo pubblico. Una questione affatto scontata, se si tiene conto che in realtà GreenGraffiti non fa altro che pulire gli spazi che decide di “occupare”.

Una seconda incognita riguarda l’acqua da utilizzare. Come ci spiega Lorenzo Fabbri, del team italiano di GreenGraffiti: “Allo stato attuale dobbiamo andare ad utilizzare l’acqua che ci viene offerta dalle varie aziende para-statali che hanno il controllo idrico. L’obiettivo è quello di riuscire ad appoggiarsi in futuro a strutture che ci possano fornire cisterne di acqua piovana, per rendere tutto il processo veramente ad impatto zero. Ci stiamo già lavorando, provando a trovare i giusti referenti, ma non è un’impresa semplice”. A ogni modo, la macchina commerciale si è già messa in moto e la prima campagna sta per essere realizzata anche sul suolo italiano. A commissionarla è stata Corona, per il lancio del contest Corona Winter Island: una sorta di caccia al tesoro tra mondo reale e web che consentirà ai più attenti fan della birra messicana di vincere un party. Per ulteriori aggiornamenti su questo progetto e sul futuro di GreenGraffiti nel nostro paese, al momento non c’è che da tenere d’occhio muri e marciapiedi alla ricerca di un angolo più pulito del solito.

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