I porno-ritratti
di Dorian Gray
Esce sui grandi schermi un nuovo adattamento di Il ritratto di Dorian Gray e, inevitabilmente, tutti fanno a gara per confrontarlo col romanzo e con le altre, innumerevoli, versioni cinematografiche. Ma nessuno ricorda che questo classico letterario ha lasciato un solco profondo (come non potrebbe essere) nel cinema a luci rosse. Noi di Hideout naturalmente ci distinguiamo e non ometteremo di raccontare di quando Dorian Gray si è tolto le braghe.
Uno dei più intriganti film di Jesus Franco, il grande regista exploitation spagnolo, si intitola Doriana Grey (1976). La versione femminile del personaggio di Oscar Wilde? Per la verità i riferimenti al romanzo sono minimi e rimescolati, tant’è che il film è noto anche con il titolo tedesco di Die Marquise von Sade. Doriana Grey (una quanto mai meravigliosa Lina Romay) è la tipica vampira lesbica del cinema di Franco, che vive in uno splendido maniero. Per rimanere giovane succhia la vita alle sue vittime, si può immaginare come, mentre la gemella prova orgasmi in vece sua, pur trovandosi molto lontano, in un manicomio. Vagamente il tema del doppio e l’eterna giovinezza rappresentano il debito del film all’opera letteraria.
Decisamente più aderente alla storia narrata da Wilde è Take Off (Armand Weston, 1978), uno dei grandi cult della Golden Age e, indubbiamente, uno dei più bei film porno di tutti i tempi. Durante un party in una lussuosa villa, due ospiti si appartano in una stanza dove scoprono un proiettore con una pellicola già montata. Si tratta di un filmino d’epoca che rappresenta una scena di sesso tra un vecchiaccio e una donna. Si scoprirà che quel filmino risale agli anni Venti e che il vegliardo altri non è che Darrin Blue, il padrone di casa, che rimane eternamente giovane mentre a invecchiare è la sua immagine in quel porno amatoriale. La donna era una nobildonna di nome Henrietta Wilde, interpretata dalla mitica Georgina Spelvin di Devil in Miss Jones (Gerard Damiano, 1973). Darrin racconta alla stupefatta ospite come, dagli anni Venti in poi, fu costretto a cambiare vita ogni decennio, per non destare sospetti sul suo rimanere giovane. Gli episodi raccontati da Darrin sono ognuno una parodia di celebri film o generi cinematografici. Si comincia con un gangster movie anni Trenta, tipo Piccolo Cesare (Little Caesar, Mervyn Le Roy, 1931). Negli anni Quaranta, manco a dirlo, il nostro eroe decide di trasferirsi in Marocco e aprire un locale. Ricorda qualcosa? In questo episodio si segnala peraltro la presenza, in un ruolo cameo, di Holly Woodlawn, la drag queen della factory di Andy Warhol. Segno di contiguità tra il mondo del cinema hard e la contro-cultura dell’epoca. Negli anni Cinquanta si passa ai film di bande giovanili in moto, quelli con James Dean o Marlon Brando come Il selvaggio (The Wild One, Laszlo Benedek, 1954), mentre, negli anni Sessanta, approda al mondo degli hippy.
Take Off si segnala inoltre per una raffinata regia che fa uso di eleganti piani sequenza. Nella versione italiana del film si notano le voci dei doppiatori più importanti dell’epoca, segno dell’importanza che gli è stata attribuita anche dai distributori nostrani. Spicca quella di Anna Miserocchi che si ricorda per aver doppiato Anne Bancroft, Katharine Hepburn e Bette Davis, nonché [img4]la mitica Mildred del telefilm George e Mildred. Ma gli adattatori italiani non dovevano avere una grande stima degli spettatori del film, e per rendere comprensibile la vicenda hanno ribattezzato il protagonista proprio Dorian Gray, l’hanno fatto diventare il bisnipote dell’omonimo personaggio letterario e hanno inserito, nei dialoghi, una lunghissima, e logorroica, spiegazione del perché la sua immagine invecchiava al suo posto.
“I libri che gli uomini chiamano ‘immorali’ sono semplicemente libri che mostrano al mondo la sua vergogna”, così recita uno degli aforismi di Oscar Wilde che, certo, non si rivolterà nella tomba.
A cura di Giampiero Raganelli
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