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cultura dell'immagine e della parola

Nel paese delle meraviglie

Questa è la storia di una fantasia nascosta divenuta realtà. Un giorno del 2005, i Gelitin, un gruppo di pazzoidi artisti austriaci, si stavano arrabattando il cervello su come far precipitare dal cielo un ciclopico coniglio rosa ripieno di lana colorata. Non si sa bene come, ma da questa mappa di Google, è facile evincere come un coniglio dall’aspetto più provocatorio che bizzarro sia davvero piombato sulla terra, in una località di montagna a nome Artesina, a pochi chilometri da Cuneo. E non per qualche miracoloso effetto speciale tramutatosi in scherzo goliardico, poi diffuso su YouTube, ma per davvero.

Certe volte, sulle piattaforme web sembrano venire orditi piani diabolici (o neanche troppo mascherate prese per i fondelli rivolte al vasto pubblico che le piattaforme raccolgono), organizzati nei minimi dettagli per depistare il povero internauta a caccia dell’ennesima chicca. Il navigatore (o la massa di curiosi che riesce a scatenare) finisce per trovarsi in mezzo a situazioni irreali, ma rappresentate in modo così realistico da sembrare per questo ancor più gustosamente fantastico. Tuttavia, questo è il caso in cui la realtà supera la finzione, se ne prende gioco, e se sfruttata in modo abile riesce a creare nuovi cortocircuiti tra media nuovi, ipertrofia o incapacità di copertura dei media vecchi e fantasie irrefrenabili covate in noi, tutti. Questo è il caso di uno spazio che da geografico, reale ma abilmente ammantato da un’aura fantastico-giocosa grazie all’opera di una banda d’artisti, diventa uno spazio “altro”, composito, formato dalle connessioni e compresenze chimiche di diverse forme di produzioni video immateriali e di immaginari.

Pare che i Gelitin abbiano impiegato 5 anni a confezionare questa bestia rosa con tanto di budella di lana e paglia divisa per organi che col tempo si decomporranno attraendo animaletti che verranno a brucarne le interiora. Pare inoltre che chi vagabonderà fino al 2025 per i sentieri che portano ad Artesina, verrà colto da improvviso stupore e gioia nell’incontrare in mezzo a una strada di montagna, non un fiore, non una mucca, nemmeno un coniglietto o una marmotta, ma una specie di Gulliver di 30 metri travestito da roditore ubriaco e semisbudellato sul prato. E che nel ritrovarsi come un piccolo Lillipuziano verrà travolto da un sentimento euforico inspiegabile, come se dal cielo avessero spedito un pacco regalo mai così inconsciamente atteso.

Youtube, ovviamente, arriva pure qui. Forse è geneticamente impostato per essere e mettere in circuito situazioni come queste. Non solo come occhio che documenta le stranezze dell’animale, quindi come sorgente testimoniale, ma come piede, come corpo vivo che balla e imposta un’imprevedibile seppure naturale parodia. Iperverità e menzogna coesistono, cabaret e cronaca di vita reale si fondono, ma soprattutto, in questo specifico caso, i confini di un campo elitario come quello riservato alle arti esplode e dà accesso a flussi incontrollabili di altri comportamenti, in prevalenza provenienti dal basso.

[img4]Dove si muove l’inquadratura? Com’è cambiato lo sguardo dell’autore di questo video rispetto a quel passato in cui YouTube nemmeno esisteva? Guardate e chiedetevi se qualcosa sta per essere stravolto nei mezzi, nei media, nelle distanze, nei tempi e nella rappresentazione. C’è una nuova scintilla. Quello è sicuro. Perché c’è un nuovo spazio, che non è semplicemente virtuale ma è anche mentale e attitudinale. Quello stesso spazio che ha reso le fantasie voraci come blob dei Gelitin una realtà, fisica e immaginaria. Ma tanto più reale perché capace di fare breccia nell’immaginario delle piattaforme web video – ovvero il nostro, attuale immaginario – di saperne sfruttare con naturalezza le potenzialità e la compresenza di più media (…), più formati (…) e più supporti (…). Resta da capire come queste categorie d’attori, che lascio al lettore – come sfida e sforzo – individuare per riempire gli spazi di sospensione lasciati, coesistano o vengano coscientemente evocati.

Quello che stiamo esplorando è un mondo simile a un castello escheriano e piranesiano infestato da fantasmi del passato e del futuro. Nel presente c’è solo uno schermo neutro (quasi) sempre acceso: il nostro portale sintetico verso mille punti di domanda. Siamo (e sono) già partiti.

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