L’horror ai tempi della crisi
Un grande maestro che ritorna al suo genere di partenza, dopo riuscite incursioni in altri contesti come quelli dell’action movie “fumettaro” (i tre Spider-Man), non poteva non sorprendere per il modo in cui è riuscito a riattualizzare il proprio immaginario e i meccanismi consolidati di un vasto contenitore come quello dell’horror. Drag Me to Hell di Sam Raimi non è semplicemente un horror perfetto nel suo genere, ma un divertente e aggiornato riflettore puntato sui cambiamenti della società americana e del mondo giovanile ai tempi dei mutui subprime e della conseguente crisi.
L’eroina di turno, una brava Alison Lohman, non è più l’innocente biondina casa e chiesa, obiettivo perfetto per l’incombere di un Maligno deviante. É una ragazza dei nostri tempi, combattuta tra la pietà umana e l’arrivismo serpeggiante, stimolata dalla competizione per un posto di lavoro più gratificante, nonché alla ricerca di autoaffermazione. Persino i genitori del suo fidanzato (Justin Long) hanno una scarsa reputazione di lei, ragazza “semplice” proveniente dalla campagna e figlia di madre alcolizzata (tra l’altro anche ex grassa, come se non bastasse). L’humour più che nero di Raimi dipinge il tentativo di scalata sociale di una ragazza qualunque come una discesa all’inferno, grazie al terribile maleficio di una vecchia zingara alla quale è stato negato, guarda un po’, proprio una proroga di un mutuo. Il male si presenta alla maniera più naif e terrificante al contempo, con i meccanismi ai quali Raimi ci ha abituati con la saga de La casa e Soldi sporchi (A Simple Plan, 1998): apparizioni improvvise e mai scontate, grovigli di sangue e insetti in puro stile splatter, irritanti e aggressivi oggetti dotati di demoniaci afflati vitali e così via. Nonostante la protagonista si pieghi alle richieste del Maligno, la sua dannazione non ha scampo: il film si risolve in un inaspettato finale, dimostrando che muoversi nell’ambito di un genere non necessariamente significa affastellare prevedibili banalità, come invece accade in tantissima produzione thriller e horror recente. Anche l’utilizzo del sonoro è sapiente ad abbondante, ma mai troppo sopra le righe.
Un horror con venature da dark comedy, che non lascia niente al caso, riuscendo a proporsi con una veste nuova: una lezione di cinema non soltanto per gli amanti del genere.
Curiosità
La protagonista Alison Lohman ha sostituito Ellen Page (Juno) poco prima dell’inizio delle riprese.
A cura di Daniela Scotto
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