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Aspetta e spera
Venezia – Conclusione

Samuel Maoz durante un photoshoot venezianoHa vinto Lebanon, il film israeliano di Samuel Maoz. Venezia 66 si conclude così, con la proclamazione del miglior film di questa Mostra che ha messo in evidenza il suo carattere sociale e politico, che ha puntato il suo sguardo sul mondo che cambia e sugli uomini, che devono fare sempre la differenza. Lebanon credo abbia vinto quasi a mani basse e per il resto è sembrata una premiazione equilibrata che ha fatto tutti contenti, compresi gli italiani. Leone d’argento per la miglior regia a Nadine Sheran con il film Women Without Men (e continuo a sostenere che Ang Lee abbia gradito molto il film), Premio Speciale della Giuria a Soul Kitchen (e tenuto conto delle atmosfere e delle musiche, direi che Ligabue può aver detto la sua), Colin Firth e Ksenia Rapporport si sono aggiudicati la Coppa Volpi (per il primo vittoria a mani basse, per la seconda un po’ di sorpresa visto che se la giocava con Sylvie Testud di Lourdes e Margherita Buy di Lo spazio bianco). Il Premio Mastroianni ad un giovane attore o attrice emergente è andato a Jasmine Trinca, protagonista di Il grande sogno. Magra consolazione per il cinema italiano? Può darsi, ma forse è andata già bene così. I due premi tecnici sono andati a Life During Wartime (scontatissima e meritatissima Osella alla sceneggiatura) e a Mr. Nobody (Osella alla scenografia). Il premio Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” al filippino Engkwentro di Pepe Diokno.

Nelle sezioni collaterali hanno esultato: Cosmonauta di Susanna Nicchiarelli (Controcampo – menzione speciale pure al film Negli occhi il documentario di Daniele Anzellotti e Francesco Del Grosso), Engkwentro di Pepe Diokno (Orizzonti, per lui una doppietta importante), 1428 del cinese Du Haibin (Orizzonti Doc). Lourdes di Jessica Hausner si è aggiudicato il SIGNIS (Premio ecumenico). The Last Days of Emma Blank del regista Alex van Warmerdam è il film vincitore dell’Europa Cinemas Label 2009 come miglior film della sezione Giornate degli Autori – Venice Days. Tehroun di Nader Takmil Homayoun si è aggiudicato i 5000 euro per il Miglior Film della 24. Settimana Internazionale della Critica (ma se fosse stato presentato in Concorso avrebbe dato del filo da torcere persino a Lebanon, speriamo lo distribuiscano).

Si chiude così Venezia 66, la Mostra di Solondz e delle comparse di Baaria, del palazzo che non c’è e di quello che verrà, dei baracchini fantasma e dei nuovi chioschi con prodotti italiani, di Moore e dei soldi che le sue case di distribuzione chiedono ai giornalisti per un’intervista, delle feste che non c’erano e del Ciak Daily che mancava (soprattutto per le stellette ai film, le vignette di Disegni e qualche critica che faceva scattare il dibattito). Ciao alla Mostra del primo Mouse d’Oro e di Hideout sul Variety. Se ne va la Mostra del film di Soderbergh con Damon e di quello con Clooney con Ewan Mc Gregor, delle parole di Omar Sharif che durante una conferenza stampa ha raccontato i suoi primi anni a Hollywood da vicino di casa di Elvis Presley. Se ne va la Mostra dello sgrippo di Placido con la giornalista americana, che in realtà è inglese, che in realtà è spagnola ma lavora per un’agenzia di stampa tedesca e se ne va pure la Mostra delle conferenze stampa (alcune) farlocche, tipo quelle in cui chi fa parte del film elogia il film (quando mai s’è visto uno che ha fatto un film e poi ne parla male davanti ai giornalisti!). E’ finita la Venezia degli zombie in concorso (qualcuno ora aspetta i porno d’autore?), dei cartoon, del 3D, dei film politici e dei film poco apocalittici, di quelli militanti e di quelli inutili, della poca gente, delle sale mai piene, dei bodyguard rilassati, degli assaggini in sala stampa, delle poche prese della sala stampa, dei cuscini neri di plastica che servono per tenere le chiappe al caldo ma in realtà sono oggetti di design della sala stampa, all’acqua offerta dalla sala stampa. Si è chiusa la Mostra che ha portato Chavez a Venezia. L’Iran ha dimostrare e raccontare più di quello che certamente sapevamo (tutti o quasi) molto poco.

Per la prima volta, quest’anno, sono arrivato alla Mostra mentre stavano allestendo le ultime molte cose. Non mi era mai capitato. Sembrava di spiare dallo spioncino del camerino un’attrice che sta per entrare in entrare in scena. Lei non si accorge, ma tu un po’ ti vergogni. Si è chiusa questa Mostra, quella dei fiori da bagnare e del compagno di stanza francese che tifava Comencini. E me la ricorderò un po’ così. Come la Mostra di pochi, ma buoni compagni viaggio, di qualcuno che ti viene a trovare e viene a sentire che aria tira, di quelli che pensi che sono a casa, di quelli che vorrebbero essere qui.

Prima della prossima volta ho deciso che devo recuperare, comprare il dvd o semplicemente rivedere i seguenti film: Happiness, Storytelling, Fuga dalla scuola media, Palindromi di Todd Solondz, Roger and Me, The Big One di Michael Moore, Hotel della Hausner, Grizzly Man, Fitzcarraldo, Aguirre, Il diamante bianco di Herzog, alcuni film di Rivette, La sposa turca, Crossing the Bridge di Akin, Erin Brokovich, Traffic di Soderbergh, Essere John Malkovich di Jonze, Dottor Zivago, Lawrence d’Arabia con Omar Sharif e altri. Poi devo leggere un nuovo libro di Pennac, aggiornare un po’ ITunes e altre cose. E quando arriverà Venezia 67, vedremo. Per spiarti un’altra volta. Intanto, aspetta e spera. Anzi, aspetto e spero.

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