Venezia, i film:
Persécution
Accoglienza contrastante per il film di Patrice Chéreau, Persécution, presentato in concorso, e che torna al Lido tre anni esatti dopo Gabrielle. La storia è quella di un uomo, Daniel, interpretato da Romain Duris, duro, ma allo stesso tempo fragile, alle prese con una doppia ossessione: da una parte, quella di recuperare, e di rigenerare, il sentimento (in realtà mai perduto) con la propria ragazza (Charlotte Gainsbourg), troppo sfuggente e ambigua, dall’altro quello di difendersi, quotidianamente, da uno sconosciuto, innamoratosi di lui dopo averlo visto in metropolitana. Quest’ultimo non solo lo perseguita continuamente, ma invade la sua privacy, la sua casa, fruga tra i suoi oggetti, lo osserva, lo attende, gli sconvolge la vita (e forse anche l’anima) e tutto questo perché lo ama.
Ma da persecutore, impossibilitato ad amarlo, l’uomo gli diventerà alla fine confidente. E uno degli aspetti principali del film è proprio il tema dell’impossibilità dell’amore oggi, argomento che in un primo momento Cherèau sembrare riuscire ad affrontare, ma che gli sfugge di mano in maniera imbarazzante. Perché la pellicola stenta a coinvolgere, è lenta, i dialoghi, talvolta noiosi, talvolta superficiali e impostati, non rapiscono, la regia poi è poco azzardata e in molti casi scontata. Un’indagine, quella che il regista si prefigge, che in realtà non è per nulla banale, anzi, ma che poco serve a risollevare le sorti di una pellicola che alla fine risulta statica, e poco moderna. E a poco servono le pur ottime interpretazioni degli attori, entrambi, bravi e convincenti nei rispettivi ruoli, il film non decolla quasi mai.
Nonostante tutto, Persécution divide. Molta stampa l’ha apprezzato, chi ne ha riconosciuto l’alto significato, tanto da giudicarlo una delle migliore opere finora viste alla Mostra, chi invece l’ha fischiato, deluso forse, amareggiato da un autore (basta ricordare due bellissimi lavori come La regina Margot e Intimacy), da cui desiderava ricevere conferme. Certo è che per molti non sarà difficile potersi dimenticare di un film così.
A cura di Andrea Giordano
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