Aspetta e spera
Venezia – 5 settembre
E venne il giorno di Yi ngoy (Accident), di Soi Cheang e di Persecution di Patrice Chereu. Il primo è prodotto da Johnny To ed è un ingranaggio perfetto di cinema e immaginazione, in cui l’uomo è chiamato prima a dirigere il traffico degli eventi, poi a subirne le conseguenze, il secondo, invece, mette in scena l’idea di relazione e solitudine attraverso lo sguardo di un giovane ragazzo francese, alle prese con il restauro di una casa (e della sua vita). Due diverse riflessioni, aspra una, disperata l’altra, su ciò che l’uomo desidera, cerca e trova nel corso della sua vita e poi distrugge. Due film di cinema e ossessione.
Sto scegliendo il film migliore visto fino a oggi. Nelle ultime ore ho rivisto la mia personale classifica. Per ora, primo Solondz. Poi il film di Soi Cheang, quello di Chereau e quello della Hausner. Poi ci sono i due di Herzog (si, due perché ieri sera, alla fine, il film a sorpresa era ancora di Herzog, My Son, My Son What Have Ye Done?). Poi Hillcoat, Tornatore, Tsukamoto e Yonfan.
Due precisazioni. Uno. Herzog ha presentato due film divertenti e diversamente interessanti, forse complementari, ma in sostanza cosa ha voluto dire? Due film troppo ambigui. Due. The Road è diretto con una certa disinvoltura e offre una rappresentazione apocalittica molto affascinante, fredda ma coinvolgente. In più c’è Viggo Mortensen, a cui piacciono certi ruoli. Però al film, e un po’ anche al personaggio di Mortensen, manca una vera e propria spina dorsale morale. Tre film made in Usa che esprimono le dirette conseguenze delle ferite di un’intera nazione, che appare alla ricerca di un senso dopo l’era Bush e prima dell’era Obama.
Guardando Accident e pensando al valore del caso, degli incroci, delle coincidenze, ho pensato che non sia stato un caso che oggi, indecisi se mangiare un panino al volo o rifugiarci in una sala all’ultimo minuto e di fretta, abbiamo deciso per il panino al volo e così siamo incappati in Michael Shannon (protagonista di My Son, My Son What Have Ye Done? e papabile vincitore Coppa Volpi).
Poi mi sono fatto due domande che avrei voluto porre alle dirette interessate (protagoniste di Io sono l’amore, di Luca Guadagnino) ma non ho fatto in tempo. Quanto è brava Alba Rohrwacher e quando Diane Fleri farà un film da protagonista?
Tornando al film di Chereau, ho pensato che il personaggio di Charlotte Gainsburg (che ha partecipato alla conferenza stampa telefonicamente dall’Australia) è molto coraggioso. Quante volte capita di incontrare un film in cui ci viene ripetutamente sottolineato il valore della scelta nell’ambito relazionale, affettivo, sentimentale? Raramente. Anzi, quasi mai.
Questa sera sceglierò il film con Mastandrea, Good Morning Aman, di Claudio Noce e l’horror di Yannick Dahan, La Horde, invece che Georgia-Italia. Avrò scelto bene? Aspetta e spera.
A cura di Matteo Mazza
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