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Due ragioni per un flop annunciato

Due ragioni per un flop annunciato

Quando è meglio avere un figlio unico di Enrico Bocedi

Delude le aspettative dei numerosi fan di Donnie Darko il per nulla atteso sequel, S. Darko, a opera del regista Chris Fisher. Sfruttando l’onda lunga dell’ottima idea del capitolo precedente, divenuto film di culto attraverso un’inarrestabile azione di passaparola, il secondo episodio tenta invano di mantenere l’atmosfera surreale e priva di senso apparente che era stato il punto di forza maggiore di Donnie Darko. Accanto a una sceneggiatura scricchiolante e foriera di sbadigli, il film non convince nemmeno attraverso le prove degli attori, che contribuiscono invece a smorzare i toni attraverso espressioni un po’ bollite non sostenute nemmeno da battute efficaci. La sensazione generale è che ci si trovi di fronte a un film girato con un budget sicuramente più consistente di quello a disposizione per il primo episodio, ma che sia servito per produrre un volutamente finto “low budget” di scarsa presa.

Il punto centrale, però, è un altro: finora abbiamo parlato di sequel, secondo episodio e via dicendo. In realtà si tratta di un film a sé stante, proprio perché con Donnie Darko manca un legame concettuale. Perché mai infatti avrebbe dovuto avere importanza il fatto che Donnie avesse una sorella, all’interno di tutta l’architettura della storia, non ci viene spiegato nemmeno a film concluso, così come non ci viene spiegato il motivo per cui anche la sorella sia coinvolta in episodi simili a quelli che hanno ucciso il fratello Donnie. A conti fatti, rimane la perplessità sul perché ci si ostini a voler riprendere film di successo proprio perché unici, snaturandone caratteristiche vincenti e originali, con l’unico risultato possibile: flop eclatanti.

Masochismo o allergia? di Claudio Garioni

Mi chiedo come la curiosità riesca ancora a vincere sulla consapevolezza del basso livello che possono offrire certi film. Si sapeva già prima di uscire di casa che S.Darko avrebbe fatto schifo. Ma allora – al di là di un certo piacere masochistico e della prospettiva di godere di 2 ore di aria condizionata – perché bisognava averne conferma in prima persona? Eppure la voglia di tornare nell’universo di Donnie ha incastrato me e gli altri 20 spettatori paganti in sala ieri sera. Si può fare qualcosa a livello legale per fermare chi si impossessa delle figure del nostro immaginario e punta a rovinarle? Non ho mai visto Blues Brothers 2000 per non deturparmi l’icona sacra di Jake ed Elwood. Per fortuna S.Darko sfiora marginalmente il primo film, raccontando la storia della sorella di Donnie, Samantha (interpretata dalla stessa ragazzina – ormai cresciuta – dell’originale) e quindi può essere considerata una cosa talmente lontana da non avere ripercussioni sul primo e unico vero capitolo (forse un po’ sopravvalutato, ma comunque intringante) firmato da Richard Kelly.

Stavolta il regista Chris Fisher butta dentro qualche ingrediente conosciuto dai fan: c’è l’icona del coniglio, c’è la scena tra le poltrone del cinema, ci sono le canzoni anni Ottanta, ci sono i cieli attraversati da nubi in corsa. Ma mancano la poesia e il fascino misterioso del “primo appuntamento”. Quasi ogni scena è accompagnata da un pianoforte o dagli archi in modo tale che finiscono per non notarsi più, mentre ad esempio le note di Gary Jules sottolineavano il climax di Donnie. Addirittura in questo capitolo (in America uscito non a caso solo in dvd) tutti muoiono, rinascono, viaggiano nel tempo, rimuoiono per salvare qualcun’altro. Alla faccia della Filosofia dei viaggi nel tempo. A tal punto che si fatica persino a capire chi sia il vero protagonista del film.

Stendiamo un velo pietoso sulla recitazione: l’amica di Samantha (“interpretata”, per così dire, da Briana Evigan) ha livelli di espressività talmente scarsi da suscitare risate (per non parlare del “figo” di turno con sigarette arrotolate nella manica della t-shirt). Certo la scrittura dei dialoghi non aiuta e la regia sembra quella che potrebbe fare un teenager dal basso quoziente intellettivo che in tv ha visto solo i peggiori videoclip di 20 anni fa e non ha idea della nozione di “ritmo”. Per finire una nota personale: in più occasioni, durante la visione, mi sono messo a starnutire. Allergia al film?

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