Dalla pagina allo schermo: missione compiuta
Nonostante tutto, se la sono sfangata. Watchmen, in fin dei conti, non è affatto male. Volendo, potremmo anche definirlo un bel film. Non che la cosa fosse prevista, non dal sottoscritto quantomeno. A essere sinceri, per me la riduzione cinematografica della miniserie scritta da Alan Moore e disegnata da Dave Gibbons si preannunciava in modo abbastanza chiaro come la più probabile grande delusione del 2009. E invece, con gran piacere, mi trovo a valutare in modo positivo l’opera di Zack Snyder, a dispetto degli immani sforzi compiuti da quest’ultimo per mandare il tutto in vacca.
Ma andiamo con ordine. Partiamo dal fatto che il suddetto Watchmen è un’opera letteraria di serie A. Qualunque appassionato di fumetti ve ne parlerà come di una pietra miliare, tanto per le innovazioni stilistiche quanto per l’originalità delle tematiche trattate. Non sto a dilungarmi troppo, visto che potete benissimo andare a leggervi l’originale. Ad ogni modo, si tratta di un sorprendente ritratto dell’America nixoniana, con alcune intuizioni clamorose che paiono anticipare il Project for the New American Century e la successiva dottrina Bush. Il tutto messo in scena con una bella attitudine psicoanalitica e un gran senso del dramma. Roba forte insomma. Roba che non metteresti in mano a uno che ha preso un lavoro ben più semplice, come il 300 di Miller e l’ha trasformato in una guerra tra mostri e culturisti. Ma tant’è.
La buona notizia è che gli sceneggiatori hanno lavorato con rispetto e intelligenza, concedendosi poche libertà e ponderando bene le scelte (datemi pure del blasfemo, ma alcune scelte sul finale che non vi posso spoilerare le trovo addirittura più intriganti dell’originale). Ne viene fuori una drammaturgia potente e ben calibrata, probabilmente quanto di meglio si potesse fare con solo due ore e mezza a disposizione. A fare da contraltare, la cattiva notizia: Snyder non ci fa, ci è. Ve lo ricordate quel tipo ottuso coi capelli rasati e il bomber che vi minacciava di morte se osavate toccare la sua macchinetta dell’autoscontro, tanti anni fa? Ora fa il regista a Hollywood.
Come è possibile essere cosi ignoranti? Non vi faccio l’elenco delle cadute di stile del nostro amico, perché sarebbe un mestiere lungo e penoso. mi limito a una considerazione: la forza di Watchmen (il fumetto) si basa sul fatto che i supereroi non hanno superpoteri. Si tratta di persone più o meno comuni che per un motivo o per l’altro decidono di farsi giustizia. L’unica eccezione è il Dottor Manhattan, la cui “anomalia” genera appunto tutta la narrazione. Snyder ignora totalmente questo aspetto fondamentale della storia, infilando nella pellicola combattimenti surreali a base di kung-fu, dove a ogni pugno tirato corrisponde un muro che cade. Qualcuno vi dirà che i titoli di testa del film, obiettivamente molto ben diretti, bastano a compensare tutte le bassezze registiche disseminate per il film. Forse sì, ma molto più probabilmente no.
Ad ogni modo, come si diceva, il risultato finale è buono. Merito anche degli attori, mediamente bravi, con menzioni d’onore per un ottimo Edward Blake (il Comico) e uno strepitoso Jackie Earle Haley (Rorschach). A mio parere, il pubblico si dividerà. Chi ha letto il fumetto apprezzerà anche il film, che a conti fatti risulta meno tamarro di quanto ci si potesse aspettare. Chi non l’ha letto, cioè quelli che vanno a vedere la pellicola aspettandosi una sorta di 300 con i supereroi, rimarranno invece delusi da un ritmo troppo lento e da una progressione del racconto troppo cervellotica. Morale della favola: fatevi un favore, prima di entrare al cinema fate un salto in fumetteria.
Curiosità
Per la regia di questo film fu contattato anche a Terry Gilliam. L’ex Monty Phyton rispose proponendo una pellicola della durata di otto ore. Purtroppo, la richiesta fu ritenuta poco compatibile con gli standard cinematografici attuali.
A cura di Marco Valsecchi
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