Of Montreal
An Eluardian Instance
Eccolo lì, il calderone Indie Pop, a sfornare giovani schizzati con la testa ingolfata di sound sperimentali anni 60-70 e infilata nel blackhole delle possibilità. E menomale.
Menomale perché anche stavolta ne sono usciti gli Of Montreal con un pezzo divertente, ironico, dal gusto postromantico e con un video della stessa caratura.
Anche se può sembrare banale parlare la lingua del surrealismo all’interno di un contenitore che proprio del surrealismo ha rubato la pelle, An Eluardian Instance suona come un tributo al “Sogno” talmente sincero e ingenuamente incosciente da attirare senza riserve l’attenzione dello spettatore.
È vero: regnano sempre gli archetipi di Peter Gabriel e dei Talking Heads, specialmente quando la semantica è quella schizoide della stop-motion. Ma quello che bisogna capire è che alle spalle del gruppo statunitense (o per meglio dire “al centro”) c’è Kevin Barnes, autore e cantante, che per un bel pezzo è stato anche l’unico elemento della band.
Membro del collettivo Elephant 6 (un gruppo di artisti indie sorto alla fine degli anni ‘90) il ragazzo si porta dietro irrequietezza, ironia, e un’attrazione per la destrutturazione delle convenzioni. In una parola: surrealismo.
Perciò se in riva al mare, sotto un cielo di fiori e aquiloni, compaiono cozze e caproni dagli occhi sbarrati, non c’è assolutamente niente di gratuito. Piuttosto una soluzione di continuità con le avanguardie pop-rock della musica internazionale.
I know it’s all about perceptions/ And I accept you as my very first mover.
An Eluardian Instance è la storia di un ricordo, di un’estate sull’isola Koster in Svezia, un frammento di memoria riportato alla vita dall’inconscio della ragazza addormentatasi sulla sabbia durante la lettura di Capital of Pain (Capitale de la douleur) di Paul Eluard, l’opera che verso la fine degli anni ’20 consacrò il poeta tra gli intoccabili del movimento surrealista francese.
Proprio a lui è dedicato questo esempio d’arte senza tempo, immobile nell’istante del sogno, un’esplosione di colori impressa nella memoria come un aquilone nel cielo.
Qui ogni cosa odora d’erba.
Su tutto il cielo, in cielo, il volo delle rondini
ci distrae, ci fa pensare…
Io penso una speranza quieta.
(Paul Eluard, In pena)
A cura di Emanuela Gatto
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