Noir en blanc
Il finale
Gran finale al Noir Film Festival di Courmayeur. Dopo aver visionato i 10 film in concorso la giuria internazionale composta da Astrid Berges-Frisbey (attrice, Francia), Valentina Lodovini (attrice, Italia), Richard Price (sceneggiatore, Stati Uniti), Pablo Trapero (regista, Argentina), Don Winslow (scrittore, Stati Uniti), ha deciso di premiare con il Leone Nero il nostro film preferito: Frozen River di Courtney Hunt. Sicuramente il meno noir tra quelli in concorso, ma sicuramente anche il più intenso e significativo, sia per la regia attenta che per la qualità delle interpretazioni, con una Misty Upham superlativa.
Dopo il premio Scerbanenco a Paola Barbato, il premio Chandler a Alicia Giménez-Bartlett, il 2009 è decisamente un anno tutto al femminile, confermando che il noir, sia al cinema che in libreria, le donne lo sanno fare davvero bene.
Tra gli altri premi, il riconoscimento come migliori interpreti è stato consegnato all’interoo cast del film danese Det som ingen ved (What No One Knows) di Søren Kragh-Jacobsen in quanto, come si legge nella motivazione “la loro recitazione sensibile e realistica eleva il film al di sopra del genere, rendendolo non un semplice racconto ma un autentico ritratto di famiglia”.
Il premio del pubblico è andato al film di apertura The Bank Job dell’inglese Roger Donaldson.
Ma come spesso accade, non è finita qui. La giuria MINI ha premiato Los Bastardos di Amat Escalante in cui vengono raccontate 24 ore della vita di due immigrati messicani negli Stati Uniti. Un film che la giuria ha apprezzato per essere riuscito a combinare uno sguardo attento, quasi documentaristico con un surrealismo selvaggio ed onirico.
Al Noir Film Festival, ormai da qualche anno, sono anche presenti i giovani critici europei, ragazzi provenienti da Italia, Francia e Belgio che seguono uno stage di critica promossa dall’associazione culturale Il Cinematografo. I giovani critici hanno il compito di eleggere il vincitore della sezione DocNoir per il miglior documentario che è andato a Strange Death di Shachan Mager, film che racconta la storia di una comunità ebraica in Palestina, con tutte le sue contraddizioni, attraverso un racconto individuale.
Alla fine sembra che il cinema preferito del noir rimanga sempre e comunque quello classico o quantomeno legato alla tradizione anglosassone nord americana, con tutte le sue appendici in giro per il mondo. In fondo il cinema noir è nato li.
Cosa resterà di “questo Courmayeur”? Sicuramente il clima: accogliente e rilassato quello del festival, natalizio e freddoloso quello atmosferico. Sicuramente le immagini di Frozen River, le risate di My Name is Bruce e il ritorno in albergo a notte fonda dopo aver visto Quarantine. Ma come non parlare anche degli incontri: deliziose Misty Upham e Molly Conners, rispettivamente protagonista e co-produttrice di Frozen River, divertente Neil Connery, fratello di Sean, che dopo 41 anni ancora ride rivedendosi sullo schermo nei panni del fratello di James Bond nel film O.K. Connery. Ma anche l’incrocio casuale con Niccolò Fabi, sempre sorridente, con Elio Germano, che sembra scrutare sempre tutto quello che lo circonda, con Filippo Timi, che al termine della performance dal vivo con Salvatores ha gli occhi che luccicano per la felicità.
Insomma, il Festival Noir è diventato maggiorenne dando una festa davvero riuscita. Ora non ci resta che mettere gli scarponi da montagna in cantina ed aspettare la 19° edizione.
A cura di Sara Sagrati
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