La distanza dei ricordi
Sarà anche un film complicato (nella sceneggiatura a incastro che alla lunga potrebbe stancare, negli intrecci un po’ troppo “casuali” per essere credibili, nella chiusa così improvvisa per alcuni e frettolosa per altri) ma non è privo di interesse The Burning Plain. Di questi personaggi, che in certi casi sarebbe meglio definire creature, non si può dire che non appartengano, anzi, che non aderiscano, perfettamente al cinema di Arriaga, genio messicano che di nome fa Guillermo ma che da sempre è accostato al compaesano Alejandro Gonzales Inarritu, per il quale e con il quale ha scritto (e verrebbe da dire pure diretto, ma questa è un’altra storia/disputa) la trilogia del dolore/morte di Amores perros (id., 2000), 21 grammi (21 Grams, 2003) e Babel (id., 2006). Ma Guillermo è stato anche il creatore della storia di Le tre sepolture (The Three Burials of Melquiades Estrada, 2005), esordio dietro la macchina da presa di Tommy Lee Jones, un film che varrebbe la pena ricordare o recuperare prima di avvicinarsi a The Burning Plain per l’attenzione con cui Arriaga comprime gli spazi, le tensioni, le emozioni dei suoi personaggi. Due film diversi ma simili, che spingono verso la direzione cui mira l’esordiente regista ma esperto cineasta: la distanza umana (fisica e spirituale) dal senso. Pur condividendo con i personaggi degli altri film fattori destabilizzanti come il destino e il dolore, è forse il caso di notare che, per Arriaga, il confronto con gli elementi naturali non è un valore a sé, in quanto rivela la natura delle persone che lo vivono.
La pianura del film brucia nella relazione clandestina che esplode di sentimento, pulsioni, fisicità. Arriaga supera i confini del melodramma e fonde gli estremi del romanticismo e della tragedia creando un nuovo genere nel quale solo i suoi personaggi possono vivere. È un mondo fatto di incastri, ritorni, rimandi e ripetizioni, dove gli elementi naturali trovano un motivo per esistere se connessi al tempo e alla vita delle persone. Il peccato, il senso di colpa, la redenzione, il percorso intimo e originale di ciascuno per recuperare la forza di andare avanti a vivere e a sperare. Le storie di Arriaga ora possono coincidere con lo sguardo di Arriaga che costruisce immagini e fotografie e inquadrature sempre più fisiche e sempre più naturali. Dopo il fuoco della passione, il gelo del peccato e il freddo del corpo nudo di Charlize Theron che, distante e muta, esce da un letto freddo e muto. Incomunicabilità alla base di tutto o, forse, è meglio dire distanze comunicative letali. In fondo anche di questo parlano i film già citati e, forse, è ancor di più significativo rapportarsi con la sensorialità “mozzata” di Arriaga che fin da giovane età, è privo dell’olfatto (in questo senso andrebbe riletta tutta l’opera dello sceneggiatore/regista in quanto l’interpretazione della realtà attraverso i sensi è sempre stata tradotta come una difficoltà, un ostacolo). Distanze anche da un punto di vista geografico in quanto si tratta sempre di luoghi lontani, inafferrabili, raggiunti dopo un viaggio o durante uno spostamento. La distanza geografica permette la connessione dei luoghi, dei corpi, delle menti, del tempo. È proprio nel momento in cui il tempo filmico compie il suo ultimo giro, Arriaga detta le ultime condizioni. Il senso è stato raggiunto. Il film ha una nuova forma. E non si cerchi di rivederlo cronologicamente ordinato. L’ordine non può essere fisico, è una questione d’animo. Da questa rivelazione che sembra suggerirci Arriaga nel finale, si stabiliscono le ultime coordinate necessarie per vivere questa nuova e spiazzante esperienza: attraverso il ricordo (cioè l’assemblaggio di pezzi di vita apparentemente privi di senso) l’uomo ristabilisce un contatto con ciò che era per scoprire come è, e come sarà. Ma è evidente che questa è un’altra storia di storie.
Curiosità
Charlize Theron è anche coproduttrice. Joachin de Almeida ha interpretato Salazar, uno dei nemici più agguerriti di Jack Bauer nella serie 24. La bella e brava Jennifer Lawrence ha vinto il premio Mastroianni come miglior attrice esordiente. Nato e cresciuto a Città del Messico, Arriaga si è affermato inizialmente come scrittore di romanzi. Le sue opere, piene di senso dell’umorismo e ironia, includono Guillotine Squad (1991), A Sweet Smell of Death (1994), e The Night Buffalo (1999), oltre alla raccolta di racconti, Retorno 201 (2003), scritta quando aveva solo 24 anni. I suoi libri sono stati tradotti in 18 lingue. Nel 1985, Arriaga ha avuto un grave incidente stradale che successivamente ha utilizzato come punto di partenza per la trilogia cinematografica iniziata con Amores perros.
A cura di Matteo Mazza
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