Global, cattivo e tormentato
Da sfuggenti dune di sabbia si staccano dolcemente curve di donne bellissime in un illusorio incipit onirico, che dura pochissimo perché l’azione incombe: con un rapido stacco ci troviamo nel mezzo di un cibernetico autoscontro tra i tunnel del lago di Garda, fino alle bianche e polverose cave di marmo di Carrara. 007 è sempre più global e dopo il tour italiano ci conduce, con mezzi vari e lasciando sempre tracce letali, nel quartiere vecchio di Panama City, in Austria, ad Haiti e nel deserto cileno di Atacama. Un agente segreto moderno che combatte contro l’istinto della vendetta, movente che lo accomuna a Camille, Bond-girl imbronciata, bellissima e multietnica, sotto l’ala materna di “M”, una fantastica Judy Dench in vestaglia e ciabatte. Il cattivo ha lo sguardo sardonico e gli occhio fuori dalle orbite di Mathieu Amalric, intenso interprete de Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon, Julian Schnabel, 2007), che si è ispirato ”ai sorrisi falsi di politici come Blair, Sarkozy e Berlusconi, dietro cui si nasconde la brama assoluta di potere”.
007 liberato dai cliché
Dopo Casino Royale (id., Martin Campbell, 2006), Quantum of Solace conferma il grande merito di aver reinventato un’icona dell’immaginario cinematografico, ormai stanca e prigioniera dei cliché. Grazie a un pool di sceneggiatori che comprende Paul Haggis, premio Oscar nel 2006 per Crash – Contatto fisico, il film propone un protagonista tormentato ed eco-sensibile e una trama più complessa e meno manichea. La regia poi utilizza un linguaggio filmico contemporaneo, che privilegia vertiginose riprese a mano, rese più credibili dall’assenza d’ironia. Notevoli le sequenze in cui il montaggio accelerato alterna la folle cavalcata del palio di Siena e l’ipnotico allestimento di una Tosca post moderna a sparatorie ed inseguimenti su antichi tetti e metalliche quinte teatrali, e quella in cui un curioso palazzo, tra lego e art noveau, in pieno deserto esplode progressivamente. Il nuovo Bond è un killer cattivo e affascinante che non può contare sugli stravaganti accessori forniti da Q e sui rimproveri di Moneypenny; non ha tempo per champagne, donne e battute irritanti, ma solo qualche breve pausa per primi piani tormentati. Un esplicito omaggio al predecessore Goldfinger (id., Guy Hamilton, 1964) è poi la ragazza morta distesa sul letto ricoperta d’oro (nero), e in più la sigla nel finale torna quella classica, con 007 che spara verso il pubblico all’interno del cerchio che si tinge di rosso riconciliando, con “un certo sollievo” dei tradizionalisti, Daniel Craig con Sean Connery e Ian Fleming.
Curiosità
Il titolo, traducibile con Un certo sollievo, deriva da un racconto breve di Ian Fleming. Quando Paul Haggis, sceneggiatore di Million Dollar Baby (id., Clint Eastwood, 2004), è stato contattato dalla produzione per partecipare al film ha ironicamente risposto: “Ma avete mai visto i miei lavori?”. Daniel Craig ha girato senza l’ausilio della controfigura diverse scene d’azione tra cui un salto con atterraggio su un autobus in corsa. Nella scena in cui Bond va a trovare a Talamone l’amico Mathis (Giancarlo Giannini), la donna che appare in costume è Lucrezia Lante della Rovere!
A cura di Raffaele Elia
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