Addio
Mr. Gola profonda
Si è spento in Florida, all’età di 79 anni, Gerard Damiano, il mitico regista di Gola profonda (Deep Throat, 1972), il primo esempio, riconosciuto, di pornografia narrativa al cinema, che diede luogo al costume cosiddetto del “porno-chic”, per cui andare a vedere film a luci rosse era una moda da intellettuali, e non più un’abitudine di depravati in impermeabile.
Gola profonda è stato un fenomeno sociale inaudito, basta pensare che l’informatore dei giornalisti che scoprirono il Watergate, venne soprannominato in quel modo. Passa alla storia inoltre come uno dei, pochi, film porno espressamente femministi, tutto incentrato sulla ricerca, da parte della donna, del modo migliore per avere l’orgasmo. Rimane celeberrima la scena del montaggio dialettico, in stile Eiseinstein si potrebbe dire, che associa, al momento in cui la protagonista raggiunge finalmente l’orgasmo, immagini di campane e di razzi che decollano. Viene fatto “vedere” anche l’orgasmo femminile! Scena questa parodiata in Una pallottola spuntata (The Naked Gun: From the Files of Police Squad!, David Zucker, 1988). Ma il capolavoro di Damiano è senza dubbio The Devil in Miss Jones (id., 1973), film cupo e dalle atmosfere horror, con protagonista un’indimenticabile Georgina Spelvin. Damiano ha lavorato per tutto il periodo aureo del porno, confezionando opere dall’indubbio valore artistico, film psichedelici come Alpha Blue (1981) e bizzarri come Let My Puppet Come (1976), fatto con pupazzi animati.
La sua attività prosegue anche dopo la seconda metà degli anni Ottanta, ma ormai l’epoca d’oro è finita cedendo il posto alla pornografia sciatta dell’era del video. Damiano si adegua al trend e confeziona film del tutto anonimi, semplici sequenze di sesso filmato, come ormai impone il mercato. In quel periodo lavora anche con le nostrane Moana Pozzi e Milly D’Abbraccio. Da più parti si sostiene però che Damiano non dirigesse più film realmente, limitandosi a fare da prestanome. Il recente documentario Inside Gola profonda (Inside Deep Throat, Fenton Bailey, Randy Barbato, 2005) non rende giustizia al grande Gerard. Viene fatto passare come colui che ha avuto l’idea giusta al momento giusto, ma non si pone l’accento sul fatto che fosse un regista davvero talentuoso. La sua lunga intervista rimane comunque una preziosa testimonianza. L’ultima.
A cura di Giampiero Raganelli
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