hideout

cultura dell'immagine e della parola

Barcelona mon amour

Barcelona mon amour

«Adorava Barcellona. La idolatrava smisuratamente. Ma no… è meglio “la mitizzava smisuratamente”. Ecco… per lui questa era una città che pulsava dei grandi motivi di Giulia y Los Tellarini. Ahhh… no fammi cominciare da capo». Decisamente suona stonato applicare il celeberrimo incipit di Manhattan (id., 1979) alla capitale catalana. La visione che Allen restituisce di Barcellona, unitamente alla città di Oviedo nelle Asturie, è molto lontana dagli affreschi che l’autore aveva offerto prima di New York e poi di Londra, città da lui fortemente sentite, amate e idealizzate. Ma la municipalità della città spagnola ha lautamente finanziato il film, che si configura quindi come un lavoro su commissione.

Lo sguardo di Allen, sui paesaggi e sulla vita della città, è quello di un turista superficiale, le immagini sono quelle da cartolina: Gaudí dappertutto, musichette orecchiabili ogni minuto, tra cui spicca Barcelona di Giulia y Los Tellarini. Ma in fondo il suo punto di vista è quello delle due protagoniste. Una delle due, Vicky, per la verità, dovrebbe avere dimestichezza con quel contesto, dal momento che la sua tesi di master verte proprio sull’identità catalana. La sua è evidentemente una conoscenza accademica, costruita a tavolino sui libri, che si scontra con una realtà che arriverà a scombussolare la sua ordinata vita borghese.

Vicky e Cristina rappresentano due figure diametralmente opposte di americane. La prima è un’intellettuale che si esprime con frasi ampollose, balbettando. È facile vedervi riflessa la personalità di Allen ma, mancando di ironia, può rientrare anche nel campionario di personaggi spocchiosi che il regista si è sempre divertito a mettere alla berlina. Il suo stile di vita vacillerà subito nell’incontro con il seduttore caliente interpretato da Javier Bardem. La seconda è la solita figura carnale e sensuale che Scarlett Johansson immedesima da Match point (id., 2005) in poi. Il loro mondo si sconterà, fino a scombussolarsi, con quello del personaggio libertino di Bardem e di quell’autentico tornado della sua ex compagna, interpretata da Penelope Cruz.
Pur all’interno di un lavoro, come si è detto, su commissione, Allen confeziona una commedia gradevole, basata sugli scambi di coppie, sui triangoli amorosi che si scombinano e ricreano fino a diventare quadrilateri. E in tutto ciò viene offerto un campionario di tutte le possibili varianti di vivere l’amore. Cose di cui il regista newyorkese è un grande maestro, dai tempi di Io e Annie (Annie Hall, 1977) e Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night’s Sex Comedy, 1982).

Curiosità
Nel film sono mostrati tutti gli angoli caratteristici di Barcellona: le architetture di Gaudí, la Sagrada Familía, il Parc Güell, el a casa La Pedrera, e poi il Parco dei Divertimenti del Tibidabo, l’Ospedale di San Paolo, la Fondazione Joan Miró, il Museu Nacional d’Art Catalunya, il Port Olímpic, l’aeroporto di Barcellona (con il mural realizzato da Miró), e La Rambla.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»