Niente di male…anzi!
Scrivere la recensione di un’antologia di racconti spesso non è cosa facile. Primo, perché l’evidente impossibilità di analizzare ogni singolo lavoro lascia spazio ad un giudizio sull’economia organizzativa della raccolta a volte approssimativo rispetto all’effettivo valore dell’impianto collettivo. Secondo, perché questa forma letteraria, specialmente nel nostro caro paese, viene spesso e volentieri bistrattata e snobbata dall’editoria che conta, considerata come un buco nero della narrativa. Ma proprio questo buco lascia al povero recensore la possibilità di acquattare tra le righe una critica velata, uno sfogo personale.
Eccoci in Italia allora, un paese dove se un giovane scrittore si presenta da un editore dicendo «ho scritto una raccolta di racconti», o gli ridono in faccia, o gli danno dell’illuso, oppure gli rispondono «ok…» e il giovane scrittore firma un contratto che il più delle volte contiene un’opzione per il libri successivi – «…ma hai un romanzo in cantiere vero?» – e così giù col romanzo, volente o nolente, come da contratto. Tutto ciò in barba ad una tradizione nazionale che vanta nomi quali Calvino, Buzzati, Bassani, Pirandello…, per non dover tornare troppo indietro nel tempo, fino al Boccaccio.
Questa situazione appare particolarmente anomala se pensiamo al racconto breve come ad un modello ideale per riflettere sulla società attuale, come terreno ideale per la sperimentazione, l’originalità pasticciata, così conforme alla frammentarietà liquida di quest’epoca così postmoderna (ma siamo ancora postmoderni o siamo già posteri della posterità?).
Venendo all’antologia: Non vogliamo male a nessuno. Dave Eggers ci presenta i migliori racconti della rivista McSweeney’s, rivista che dal 1998 raccoglie e pubblica i racconti dei più promettenti talenti narrativi d’oltreoceano, senza disdegnare le firme di grandi narratori come Jonathan Lethem e l’ormai defunto D.F. Wallace. La prima cosa che ti salta in mente quando inizi a leggere è «come scrivono bene questi americani!»
Quindi onore e gloria a quelli della Minimum Fax che da tempo portano avanti la traduzione della cultura narrativa americana contemporanea, e non si fanno troppi scrupoli nel pubblicare una raccolta di racconti che si rivela essere una bomboniera di qualità.
Purtroppo la seconda cosa dopo la lettura è un po’ di rammarico pensando ai tanti possibili e promettenti giovani scrittori nostrani che spesso non hanno voce perché scrivono “solo” racconti.
Curiosità
L’introduzione per noi “buoni-e-bravi-lettori-italiani-di-narrativa” è stata scritta da Dave Eggers, curatore originario dell’antologia e padre fondatore della rivista McSweeney’s, che esordisce con una citazione d’attualità: “Siamo felicissimi di essere tradotti in italiano, e siamo ancora più felici del fatto che voi italiani non viviate più sotto Berlusconi. (O forse state per vivere di nuovo sotto Berlusconi? Speriamo di no!)”.
A cura di Michele Marcon
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