Milano Film Festival: i corti (C)
L’evento di fine estate è iniziato già da alcuni giorni. Anche quest’anno il Milano Film Festival, ormai alla sua tredicesima edizione, rende sopportabile il ritorno al solito trantran quotidiano con un inizio soft, che trasporta un po’ della magia delle vacanze proprio nella frenetica città lombarda. Il programma, ancora più ricco dell’anno passato, spazia dal concorso dei lunghi e dei cortometraggi, all’Expo 2015, al focus videoclip, all’immigration day, agli incontri coi registi, ai concerti.
Oltre ai luoghi consueti, quali il teatro Strehler, il teatro Studio e i giardini di parco Sempione, quest’anno il festival si espande a nuovi sedi come il teatro dal Verme, in cui lunedì 15 settembre è stato proiettato il secondo passaggio dei corti del gruppo C.
Si comincia con Was weiss der tropfen devon (what would the drop know about that?) il lavoro più toccante della serata. Nel Reichstag a Berlino, oltre ai ben noti politici, lavorano degli uomini invisibili di cui nessuno si cura che lucidano e puliscono la meravigliosa struttura perché ogni giorno risplenda al nuovo sole. Il regista Jan Zabeil si diletta (e ci diletta) con inquadrature fisse, simili a foto, giocando con prospettive, forme e colori, racchiudendo in una splendida cornice una storia contemporaneamente semplice e nobile.
Il resto della serata assume un aspetto decisamente noir. Ivana Sebestova, regista slovacca, propone un cortoanimato in stile Tamara Lempicka in cui il destino di quattro donne si intreccia in maniera sfortunata. The girls, pur essendo di altissimo livello tecnico, rasenta il grottesco e il disgustoso e lascia lo spettatore in uno stato di profonda angoscia. Anche Le jour of gloire/ The day of glory, cortoanimato in plastilina, colpisce per i colori cupi e le immagini di questi soldati così simili al fango che proprio con il fango vanno confondendosi nel momento della morte.
Lascia poi del tutto attoniti e basiti Vertigo Rush del regista australiano Johann Lurf: un bosco e una macchina da presa che per 19 minuti si muove avanti e indietro. I presentatori del festival assicurano che guardandolo si altera la percezione del mondo circostante.
Sinceramente non so, ho seguito la folla che lasciava la sala durante la proiezione.
A cura di Silvia Poli
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