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cultura dell'immagine e della parola

Venezia, Violet Hill
2 settembre

Una scena di <i>Below sea level</i>” /><strong><em>So if you love me, why’d you let me go?</em></strong></p>
<p>Non so perchè la mia Venezia quest’anno abbia bisogno di una colonna sonora, di una canzone per raccontarmi il suo colore. Forse perche la possa riempire di sensazioni che inevitabilmente mancano dall’anno scorso: la terrazza dell’Excelsior, i fuochi d’artificio, la voce femminile che prima di ogni proiezione invitava tutti a spegnere cellulari… Manca lo stupore e la paura, ho bisogno anche io di distanza, per vedere dall’esterno la meraviglia di questo posto.</p>
<p>Ma poi alla fine ci ricaschi, grazie ai film: <strong><em>Below sea level</em> di Gianfranco Rosi mi ha ricacciato a forza dentro lo stupore, per l’assoluta capacità del cinema di comunicare gli esseri umani.</strong><br />
È bello che <em>sotto il livello del mare</em> ci sia il deserto più arido, dove una piccola comunità cerca di ricostruirsi una vita lontano da ogni tipo di società strutturata. Sono uomini e donne spinti ai confini dell’America, nel mezzo del nulla, tra la sabbia e i sassi bianchi. Sono come gli indios di Bechis e la famiglia di <em>Vegas: Based on a true story</em>: alieni che vivono sulla linea che separa la normalità e la disperazione, il disastro sociale e la ricchezza, il moderno e l’antico. Sono cavernicoli emotivi.<br />
<strong>Rosi crea un film, documentario si dice, ma è di più, è un racconto della verità, è cinema e quindi inevitabilmente una ricostruzione.</strong> Ma fatta di spazi e anime reali, che comunicano loro stesse con un’intensità… è questo, questo che può far piangere e rendere felici allo stesso tempo.</p>
<p>Riesco a entrare e specchiarmi in un film se questo già si chiede come poter trasmettere la realtà con colori, inquadrature e suoni. E nel domandarselo ne sta già raccontando il cuore. Così, improvvisamente, capisco perchè questa <em>Violet Hill</em> mi sta accompagnando, con il suo suono ruvido e le sue immagini terrose e sporche. È il cinema che amo che per sua natura mi dichiara il suo amore, e poi mi lascia andare via.</p>
				<p class= A cura di Francesca Bertazzoni
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